Chykungunya, quattro i focolai: «Possibili altri casi a Roma»

Chykungunya, quattro i focolai: «Possibili altri casi a Roma»
Sono quattro i focolai autoctoni di chikungunya che al momento stanno colpendo altrettante città italiane: Anzio, Latina, Roma nel Lazio e Guardavalle Marina in Calabria....

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Sono quattro i focolai autoctoni di chikungunya che al momento stanno colpendo altrettante città italiane: Anzio, Latina, Roma nel Lazio e Guardavalle Marina in Calabria. È probabile che nei prossimi mesi vengano rilevati

altri casi in queste aree, complici condizioni climatiche ancora adatte alla zanzara, mentre è improbabile che arrivi in altri paesi europei, dove nelle prossime settimane le condizioni ambientali saranno più difficili per la zanzara A. albopictus. Lo segnala il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc).

A veicolare il virus in Italia è stata la zanzara Aedes albopictus e, secondo le stime dell'Ecdc, la trasmissione ad Anzio deve essere cominciata all'inizio di giugno. Nell'Unione europea, a parte l'Italia, epidemie autoctone sono state riportate solo in Francia nel 2010, 2014 e 2017. La rilevazione dei casi di chikungunya importati, all'inizio della stagione di attività delle zanzare, è fondamentale per prevenire casi di trasmissione locale, se il virus viene introdotto attraverso viaggiatori in aree dove la zanzara A. albopictus è presente.

Gli stati membri dell'Ue dovrebbero segnalare alle autorità sanitarie italiane tutti i casi confermati di chikungunya in chi ha viaggiato in Italia nelle due settimane prima della comparsa dei sintomi, in modo da identificare altri possibili focolai di contagio. L'Ecdc invita inoltre gli stati membri a considerare di adottare alcune misure per evitare la trasmissione del virus attraverso campioni umani (sangue e plasma), come l'escludere le donazioni di sangue da chi torna da un viaggio in Italia nelle aree colpite, monitorare i donatori attraverso il test degli acidi nucleici Nat nelle aree colpite, e interrompere temporaneamente le donazioni nelle aree colpite, in assenza di
test autorizzati di screening sui donatori. I donatori dovrebbero anche segnalare la comparsa di sintomi dopo una
donazione nelle aree infestate dalla zanzara A. Albopictus. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero