Roma, il ricordo di Christian, ucciso da un vaso e l'impotenza di una madre

Il palo sull'Appia Nuova dove si ricorda Christian Giacomini
Lo sa ogni mamma, che non può prevedere tutto, che non può proteggere, preservare da cadute, incidenti di percorso, delusioni. Ma da quel giorno, era il 10 settembre...

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Lo sa ogni mamma, che non può prevedere tutto, che non può proteggere, preservare da cadute, incidenti di percorso, delusioni. Ma da quel giorno, era il 10 settembre del 2012, il senso d’impotenza è pronto ad affiorare, come più straziante è il ricordo in questi giorni di Christian Giacomini. Aveva 13 anni, passeggiava con la mamma e il fratello sull’Appia. Una giornata come tante, prima dell’inizio delle scuole. Invece no, perché nessuna mamma può prevedere, immaginare, concepire che un vasetto in bilico su un terrazzo al sesto piano di una palazzina spezzi per sempre la vita di un ragazzo.


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Dopo che uno passa il tempo a metterli in guardia da droga, incidenti stradali, brutte compagnie. Una pianta grassa. E la superficialità di chi àncora vasi sui balconi, senza fissarli. A quel palo in via Appia Nuova, dove Christian se ne è andato, mamma Elisabetta ogni giorno porta rose, aggiusta quel che lasciano gli altri (ieri c’è stato un piccolo pellegrinaggio). «Era un angelo, è un angelo. Era il figlio perfetto, ha fatto tutto di fretta chissà sapeva», disse nel momento della tragedia. Suo figlio è ancora vicino a lei, e lei per questo non ha perso il sorriso dolce che aveva. Guarda il cielo e vede oltre le nuvole. Ma avverte, generosa: «Attenti a quel che può cadere dai balconi».


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Il Messaggero