Chioschi e dehors abusivi, rimozioni al via. La battaglia del I Municipio: «Smantellate 180 strutture»

Costo delle operazioni a carico dei commercianti

Chioschi e dehors abusivi, rimozioni al via. La battaglia del I Municipio: «Smantellate 180 strutture»
Censire e sgomberare. Il Municipio I punta a togliere di mezzo dehors e chioschi irregolari o abbandonati. Nel primo caso, il problema riguarda soprattutto le pedane abusive di...

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Censire e sgomberare. Il Municipio I punta a togliere di mezzo dehors e chioschi irregolari o abbandonati. Nel primo caso, il problema riguarda soprattutto le pedane abusive di bar e ristoranti, quelle con tavolini e sedie. Oppure gli esercizi che magari vendono alcolici oltre l'orario consentito. Il primo passo consiste nell'avviare una procedura "di decadenza" e poi se le irregolarità continuano rimuovere i dehors abusivi o l'intero chiosco. Mentre per togliere gli esercizi abbandonati bisogna prima completare un iter piuttosto lungo. L'ultimo caso, pochi giorni fa, ha riguardato un chiosco chiuso da tempo in via Gaeta, ma finora sono state 180 le strutture eliminate nel Municipio I.

LA PROCEDURA

Alla rimozione di chioschi o pedane da parte delle autorità si è arrivati infatti in 30 casi, mentre per circa 150 volte è stato il titolare a togliere le strutture irregolari, dopo che il Municipio aveva avviato l'iter di accertamento. Aspettare che lo faccia l'amministrazione, infatti, può costare caro al proprietario: 5mila euro per un chiosco, mentre per una pedana si parte da mille euro per arrivare a 2.500 euro. Il fenomeno è piuttosto trasversale si va da Prati alle aree più turistiche con la maggioranza dei casi all'Esquilino e dintorni.

Come spesso accade, anche qui l'iter burocratico è lungo: negli esercizi lasciati sguarniti spiegano dal Municipio I le regole comunali prevedono che i vigili siano tenuti ad accertare lo stato di abbandono per sei mesi consecutivi prima di intervenire. In caso di irregolarità, invece, la polizia locale deve tornare dopo 30 giorni per verificare che un esercente sia intervenuto. Se non lo ha fatto, scatta la revoca della concessione. A quel punto, ovviamente, a volte partono i ricorsi, che allungano ulteriormente i tempi. Un'irregolarità comune riguarda il mancato rispetto dei limiti orari per la vendita di alcolici. Mentre è più complessa la questione delle pedane irregolari: in molti casi furono autorizzati durante la fase di uscita dal Covid, perché garantivano il distanziamento ed evitavano di restare al chiuso, riducendo il rischio di contagio. Un modo anche per consentire a questi esercizi di riaprire. E quindi ma questo avvenne su tutto il territorio nazionale si chiuse anche un occhio su "sconfinamenti" illegittimi. Oggi però la situazione è diversa e spesso queste pedane finiscono solo per limitare i posti per le auto o restringere i marciapiedi. Mentre i dehors abbandonati diventano accampamenti per i senzatetto. Altre volte invece sono esercizi che si sono "allargati" autonomamente: è il caso ad esempio di un'enoteca non lontano da via Nazionale che aveva deciso di piantare qualche tavolino fuori per i propri clienti, senza però averne diritto.

IL COMMENTO

«Siamo caparbi e testardi in questo lavoro di rimozione di tutto quello che non è legale con le forze e gli strumenti che abbiamo», dichiara la presidente del Municipio I, Lorenza Bonaccorsi, aggiungendo che «confidiamo sempre più in una collaborazione di tutti gli esercenti, perché un centro più decoroso fa bene a tutti». Soddisfatto degli interventi effettuati finora Jacopo Scatà, assessore al Commercio del Municipio, secondo cui l'obiettivo è continuare con le rimozioni degli esercizi abusivi «fino alla fine della consiliatura». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero