La storica e monumentale chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari non è più una parrocchia. Mai più battesimi, comunioni e cresime a meno che di specifiche...
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Roma, furti, rapine e vandalismo nella chiesa di frontiera: «Sotto assedio dei rom»
SPOPOLAMENTO
A condannare però la parrocchia c'è stato anche un altro fattore: lo spopolamento del Centro e il calo del numero dei fedeli. Il padre barnabita a San Carlo era il parroco fino a lunedì, giorno in cui il Vicariato, ha ufficialmente decretato la soppressione della parrocchia e la sua erezione a rettoria. E la decisione a quanto pare sembra destinata ad allargarsi anche ad altre parrocchie del Centro a rischio estinzione per mancanza di fedeli.
I barnabiti, ai Santi Biagio e Carlo ai Catinari, sono di casa: da secoli ne hanno cura, esattamente dal 1574 quando Papa Gregorio XIII gliela donò. Per cercare di trovare una soluzione temporanea, per la chiusura post-terremoto, ai padri è stata assegnata nel 2018 la vicina chiesetta di S. Barbara, dove si continua a officiare messa. Il centro storico si spopola, le chiese sono sempre più vuote ed è lo stesso padre Rodrigo a confessarlo: «Quest'estate mi è capitato di dover iniziare la messa da solo spiega - Capita che i fedeli vanno e vengono durante la funzione e che magari poi io debba concludere la messa da solo. Questa zona ora si è svuotata. Prima arrivavi per la benedizione delle case e le famiglie ti accoglievano. Ora, e lo si vede anche dai citofoni, ci sono piani adibiti ad alberghi, affittacamere, bed and breakfast. Quando va bene, invece, ti rispondono le badanti. Le famiglie si spostano sempre più in periferia».
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L'INDIFFERENZA
Pur se con sempre meno persone, però, quell'angolo di Roma si riempie di movida. «Il centro storico ha locali di ogni tipo ed è pieno di negozi - continua l'ex parroco di San Carlo ai Catinari - C'è la movida. Non voglio dire che divertirsi non sia sano, ma la movida ha dato un'impronta negativa al quartiere». Alle 18.30 a Santa Barbara c'è la messa in suffragio a un defunto del quartiere. Partecipano in 10, alcuni dei quali entrano con abbondante ritardo. All'uscita, una donna parlando della parrocchia, dice: «Sì, mi dispiace che sia stata soppressa», e va via. In piazza Cairoli il viavai di gente accanto alla chiesa chiusa. C'è un uomo che si siede sul sagrato, è al telefono e prende quello spazio come fosse una panchina. A quel punto ti dice: «Lavoro qui, vivo qui, ma a memoria non so di nessuno che vada a seguire la messa». Così, nell'indifferenza di chi passa, continua la vita nella piazza, quella che un tempo ospitava la parrocchia. Senza più la sua parrocchia.
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Il Messaggero