Chiara, massacrata di botte dal fidanzato. La perizia: «Capace di intendere e volere»

Chiara, massacrata di botte dal fidanzato. La perizia: «Capace di intendere e volere»
Maurizio Falcioni, il 35enne romano arrestato lo scorso 4 febbraio dopo aver massacrato di botte la fidanzata 19enne, Chiara Insidioso Monda, «è da ritenersi capace...

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Maurizio Falcioni, il 35enne romano arrestato lo scorso 4 febbraio dopo aver massacrato di botte la fidanzata 19enne, Chiara Insidioso Monda, «è da ritenersi capace d'intendere e volere», ed «è in grado di partecipare coscientemente al processo». Così Fabrizio Lecher, psichiatra e criminologo, conclude la perizia affidatagli dal Gup Giacomo Ebner, nell'ambito del rito abbreviato che sarà definito il prossimo 19 dicembre. La ragazza si è svegliata dopo 11 mesi di coma, pochi giorni fa.








Falcioni è accusato di maltrattamenti aggravati e tentato omicidio aggravato. In sostanza, di aver sottoposto Chiara, sua fidanzata-convivente, a comportamenti aggressivi e minacciosi, spesso tenuti sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, e di aver tenuto la ragazza in uno stato di totale isolamento e soggezione psicologica; ma anche di aver ripetutamente e violentemente colpito - al volto e al capo - con pugni e calci la fidanzata, il 3 febbraio sorso, per futili motivi (per l'accusa, gelosia). L'effetto di questa violenza furono danni enormi per Chiara, rimasta in uno stato vegetativo fino al 4 dicembre scorso, giorno in cui si è risvegliata dopo mesi di coma.



Per il perito del giudice, Falcioni «è affetto da disturbo antisociale di personalità in soggetto con pregressi poliabusi di sostanze». In sostanza, l'uomo presenta «disarmonie della personalità, alterazioni di tipo caratteriale legate alla sua indole, tali comunque da non rientrare nel concetto di 'infermità mentalè». La condizione psichica di Falcioni «alla luce della storia clinica, delle risultanze delle indagini psicodiagnostiche, delle modalità che hanno preceduto, accompagnato e seguito il fatto reato del 3 febbraio, non risulta qualitativamente e quantitativamente sufficiente per conferire 'valore di malattià al delitto commesso, non presentando detta condizione connotazioni di intensità e gravità tali da pregiudicare totalmente o grandemente le sue capacità intellettive e volitive».
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Il Messaggero