«Per l’affitto devi parlare con Lalla, lei ti dice tutte le tariffe per la tua festa». Lalla, classe 1974, è il “boss” del Villaggio Globale,...
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L’affitto si paga, sempre, mentre al Campidoglio, che è proprietario di questa area, Lalla and company devono versare oltre 700mila euro: soldi che l’amministrazione rischia di non rivedere mai e che, invece, potrebbero venire in soccorso delle disastrate casse del Campidoglio. «Villaggio Globale, bene pubblico, spazio di tutti», recita il cartellone gigante nel cortile principale, quello al quale si accede dopo aver passato la “selezione” delle vedette. Ingresso vietato alle forze dell’ordine, e, più in generale a chiunque sembri una “spia” (o, meglio, un “infame”, nel gergo degli okkupanti), ai “fasci”, veri o presunti (chè la lotta tra opposte fazioni serve a giustificare la presenza di mazze e bastoni e i metodi di selezione all’entrata non sempre democratici). Ed è qui, di fronte al Tevere, che da qualche anno scolastico, approdano, sempre più spesso, gli adolescenti di molti licei romani: party scolastici, firmati Villaggio Globale, e anche diciottesimi. Come in una discoteca qualsiasi.
REGNO DELL’EVASIONE
Con una differenza: qui non esistono scontrini fiscali. Il bar e la cucina servono cocktail e cibi a prezzi modici: gli spritz – gettonatissimi gli appuntamenti del mercoledì – partono da 2 euro, gli alcolici dai 5. Si serve da bere a tutti: minorenni inclusi. Chiedere un documento, da queste parti, fa troppo poliziotto. E poi, a Lalla e ai suoi ragazzi non interessa. Business is business. E poco importa che l’”Officina territoriale 18 aprile”, di cui è presidente proprio la Lalla di cui sopra, che ha la sede legale in questo spicchio di Roma che celebra e ostenta quotidianamente l’illegalità, dichiari, nel proprio statuto «di non avere finalità speculative». La stessa società che, secondo i dati del bilancio 2017, ha registrato un utile di appena 740 euro. Ma quanto devono pagare i ragazzi del Montale – reduci da un recentissimo festone – o quelli del Virgilio, tutte le volte che organizzano qui un “Savage Party” (l’ultimo, alla fine di gennaio, in solidarietà con i giovani denunciati in seguito all’occupazione dell’anno in corso)? «Qui entrano dalle 500 alle 1000 persone – spiegano i gestori dello spazio occupato – Per l’impianto bisogna pagare 150 euro, il fonico costa 100 euro, per le pulizie 50 a persona (almeno due), per la luce 100 euro». E poi c’è il capitolo buttafuori, che questa discoteca fuorilegge inserisce nel pacchetto “festa liceale”: 50 a persona, per un evento di cinquecento persone ne servono almeno 7. Si viaggia dai 700 euro in su, quindi. «I proventi della vendita del cibo e degli alcolici sono nostri – spiegano dal Villaggio – Mentre quelli della vendita dei ticket a voi».
MOROSITA' E RICORSI
Già, perché l’ingresso a quello che è “lo spazio di tutti”, si paga: dai 2 ai 5 euro. Per la droga – fumo e coca – non c’è problema: si trova sempre e si consuma anche al bar, senza paura di essere sorpresi dalle forze dell’ordine. Che, pur non entrando in questa struttura, ne studiano tutte le attività. In particolare, il pm Alberto Galanti, che si è occupato di Affittopoli, e che, tempo fa, ha acceso un faro su questo “villaggio”. Il Campidoglio, da parte sua, nel 2015 ha firmato una determina per tornare in possesso dell’area. Determina alla quale, però, si sono opposti con un ricorso gli occupanti, che hanno dimostrato di non voler saldare la maxi-morosità. La Corte dei Conti, lo scorso anno, pur assolvendo 6 dirigenti capitolini finiti sotto inchiesta per danno erariale, scriveva: «Una diversa e più accorta gestione del patrimonio avrebbe consigliato modalità di regolamentazione più ponderate e attente al pubblico interesse». Quel che è certo, è che il Comune, nello specifico l’assessorato al Patrimonio, ha tutte le intenzioni di riprendersi questo spazio, per restituirlo ai romani, nel nome della legalità.
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Il Messaggero