Una giungla basata sulle autocertificazioni, il senso di responsabilità dei singoli gestori e pochi controlli. Dopo il secondo centro estivo privato la cui attività...
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Covid, centro estivo chiuso per tre contagi. Choc a Tor Vergata: «Facevano anche feste»
Coronavirus a Sabaudia: stabilimenti, bar e locali chiusi
Ma allora i nostri bambini affidati ai centri estivi sono sicuri oppure no? I gestori del Monkey, assicurano che nel loro centro sono state adottate tutte le prescrizioni previste dalla disciplina ad hoc emanata dal Governo e approvata dal comitato tecnico scientifico: misurazione della febbre all’ingresso sia degli operatori che dei piccoli e degli accompagnatori che non possono accedere rigorosamente all’interno; percorsi separati; protezioni indossate dagli educatori; kit personali di pennarelli; giochi e ambienti disinfettati anche con l’utilizzo di sterilizzatori; un numero di bambini accettati addirittura minore a quanto stabilito. Non sono obbligatori (così come per bar, ristoranti, stabilimenti balneari ecc...) i test sierologici ripetuti nel tempo ai dipendenti. Considerato che impedire ai bambini i contatti tra di loro o con gli operatori (che spesso devono anche cambiarli o aiutarli ad andare in bagno) e che per i piccoli fino a 5 anni non c’è obbligo di mascherina, diventa ancora più difficile contenere il possibile contagio e, quindi, tanto più rigido deve essere il rispetto delle regole. Ma chi controlla? Le Asl informano dei casi di positività i Municipi e la Prefettura, ma a oggi non risultano ispezioni. In tutta la Capitale si contano più di 500 tra centri estivi e ludoteche, il Campidoglio ai singoli municipi ha poi destinato circa 6 milioni di euro per aprirne di nuovi. L’obiettivo è offrire un aiuto ai genitori che lavorano, ma chi garantisce che tutto sia svolto nella massima sicurezza?
Il Messaggero