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In via delle Acacie, a Centocelle, la polizia è arrivata venerdì pomeriggio dopo una chiamata di alcuni condomini del palazzo molto preoccupati per un odore che non lasciava adito a sospetti. Proveniva da una delle cantine dell'edificio e si pensava, all'inizio, che fosse frutto di qualche animale morto. Un gatto o una colonia di topi che si erano infilati nel locale senza poi uscirne. E invece, una volta che la porta è stata aperta, la sorpresa: steso su un giaciglio di fortuna, un uomo ormai morto e da almeno diverse settimane, considerato l'avanzato stato di decomposizione del corpo. Su di esso il medico legale a una prima ispezione superficiale non ha rinvenuto segni di violenza o di aggressione e dunque si esclude l'ipotesi che l'uomo sia stato ucciso anche perché la porta della cantina era chiusa dall'interno. Tuttavia, come previsto, è stata disposta l'autopsia. Al momento non si può escludere che l'uomo sia stato colto da un malore o abbia ingerito delle sostanze che l'hanno mandato in arresto cardiaco. In quella cantina non è stata trovata droga né armi solo il corpo, ormai quasi irriconoscibile dell'uomo. Chi era?
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I RESIDENTI
Gli agenti del commissariato Prenestino, che indagano sul caso, hanno ascoltato diversi residenti e fra questi una coppia che abita nel palazzo e che ha fornito un nome.
La ricostruzione sarebbe molto credibile ma nel locale gli agenti non hanno trovato documenti o altro che potesse confermare fin da subito il nome fornito loro dai coniugi. Motivo per cui, al corpo la polizia Scientifica ha preso le impronte per confrontarle con quelle inserite in banca dati. Al nome, fornito dai due, corrisponde già un profilo schedato: si tratta di un egiziano appunto di 50 anni con qualche precedente allo spalle. Ma per averne piena certezza bisognerà attendere l'esito della verifica fra impronte papillari e banca dati. Nessuno comunque aveva sporto denuncia per una persona scomparsa. L'ipotesi più accreditata combacerebbe con quella dei coniugi: l'operaio egiziano che fa una copia delle chiavi della cantina e approfitta del locale per viverci. Senza che nessuno lo sapesse e senza che nessuno lo abbia potuto aiutare quando si è sentito male.
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