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Rapito da finti carabinieri, costretto a salire in auto con loro e ad aprire, sotto la minaccia delle armi, il cancello di casa, a disinserire l’allarme e a lasciarli fare razzia di ciò che era nella cassaforte: una pistola regolarmente detenuta e circa trentamila euro in contanti. «I risparmi di una vita».
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Rapito dai finti carabinieri
Non contenti l’hanno massacrato di botte. L’incubo si è materializzato all’improvviso, nel tardo pomeriggio di venerdì a Cecchina. L’uomo, un imprenditore di 53 anni, è uscito da una farmacia e si è ritrovato di fronte, mentre stava per risalire in macchina, un commando di quattro uomini, tutti con indosso la pettorina con la scritta «carabinieri» e i passamontagna. «Lei è in arresto per droga», gli hanno intimato stringendogli in un attimo le manette ai polsi. Nemmeno il tempo di capire, di chiedere spiegazioni che come in un film lo hanno spinto con forza, piegandogli la testa, nell’abitacolo di una Peugeot 308. E via verso casa: una villetta in un comprensorio residenziale di via Finlandia. Nemmeno il farmacista se ne rende conto: «Non mi sono accorto di nulla».
ARANCIA MECCANICA
Nell’abitazione ad aspettarlo c’erano la compagna, italiane e il figlio di lei appena 14enne. «Abbiamo avuto paura di morire e che uccidessero anche lui», hanno raccontato con il terrore negli occhi ai primi soccorritori.
La banda è ben organizzata.
Prima di entrare in azione, però, i rapinatori che, nel frattempo, hanno indossato i guanti in lattice, hanno provveduto a sradicare tutte le telecamere interne e quelle perimetrali in corrispondenza dell’ingresso, portandosele via con tutto il router a cui era collegato l’impianto di videosorveglianza. Insomma, chi ha agito studiava il colpo da tempo. Poco dopo le 20 le telecamere dei vicini di casa, lungo la strada che riporta sulla via Nettunense, riprendono la Peugeot 308 che si dilegua, a bordo si vedono le figure di uomini, almeno uno molto grosso, «un energumeno», ma le immagini, già acquisite dai carabinieri di Castel Gandolfo, non sarebbero sufficientemente nitide. Da quanto ricostruito, dei quattro all’interno tre potrebbero essere di provenienza dell’Est europeo, probabilmente romeni. «L’altro - ha detto il 53enne - parlava un italiano senza inflessioni». L’imprenditore, una volta liberato, ha avvertito il figlio di trent’anni. L’uomo che è titolare di una storica officina meccanica nella zona industriale, è stato portato in ambulanza al Noc, Nuovo ospedale dei Castelli dove è stato medicato e refertato: ne avrà per almeno una decina di giorni.
L’IDENTIKIT
In casa dell’imprenditore i ladri avevano tentato di entrare già due volte. Una prima nell’aprile dello scorso anno, poi il 10 febbraio scorso, durante la serata finale del festival di Sanremo. Ma in entrambe le occasioni sono stati messi in fuga dall’impianto di sicurezza. Il colpo di venerdì somiglia molto a un’altra incursione da brivido avvenuta poco più di una settimana fa ad Anzio. Stesse modalità, sempre a opera di finti carabinieri. Anche in quell’occasione, oltre a contanti e gioielli per 6mila euro, Gli investigatori sono sulle tracce del commando di “cassettari” che mira sì alle casseforti ma che abbiano dentro anche le armi.
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Il Messaggero