Quello che, ufficiosamente, circola è che il coinvolgimento della Polizia sia stato ritardato solo per consentire ad alcuni esponenti delle autorità vaticane di rientrare a Roma. Intanto, questa mattina i tecnici della Polizia Scientifica e della Squadra mobile sono tornati in via Po con un obiettivo preciso: trovare gli arti inferiori dello scheletro, che nel frattempo è stato ricomposto.
Tra le ossa a disposizione c'è infatti solo un piccolo pezzo di femore e un bacino sprovvisto di sinfisi pubica: un elemento, quest'ultimo, che rende ancora impossibile attribuire i resti ad un uomo o ad una donna. Il tentativo sembrerebbe però non essere andato a buon fine, almeno per il momento: i poliziotti avrebbero trovato solo alcuni frammenti ossei, in particolare di una mandibola, ma nulla che abbia a che fare con gli arti inferiori. «In questo momento non posso confermare l'età o il sesso prima di avere i risultati dei test di laboratorio - ha spiegato il perito del Vaticano, Giovanni Arcudi - ma la prima impressione, basata sull'esame di alcune strutture ossee è che si tratti di ossa di una donna intorno ai trent'anni, non una adolescente».
Nei laboratori della Scientifica si sta analizzando anche il mucchietto di ossa trovato in un altro punto della dependance e, dai primi accertamenti dopo la pulizia del materiale a disposizione, sarebbe emerso che si tratta di resti più vecchi rispetto allo scheletro e, dunque, presumibilmente appartenuti ad un altra persona. Nel corso del sopralluogo, inoltre, gli investigatori hanno prelevato dei campioni del terreno: verranno sottoposti a tutta una serie di esami chimico-fisici per cercare di avere risposte sul deterioramento delle ossa e capire da quanto tempo si trovavano sotto il pavimento.
Ma sarà soltanto l'esito dell'esame del Dna - che non arriverà prima della fine della settimana - a rispondere alla domanda che chiunque si è posto dal momento in cui sono riapparse quelle ossa: si tratta o meno dei resti di Emanuela Orlandi, o di Mirella Gregori, le due ragazze scomparse a distanza di un mese e mezzo nel 1983? L'elemento emerso dall'analisi della dentatura sembrerebbe allontanare questa possibilità, ma solo la comparazione con il codice genetico della ragazza darà in ogni caso la risposta definitiva. «Per la famiglia non cambia nulla - dice l'avvocato degli Orlandi Laura Sgrò - Non sappiamo se Emanuela è morta e se è morta non sappiamo quando. Quindi aspettiamo l'esito del dna».
«Siamo ancora in attesa dell'esito di queste prime analisi che ci diranno il sesso, sul quale ancora non c'è alcuna certezza - conferma Pietro Orlandi - Al momento sappiamo solo che le indagini stanno andando avanti e il ritrovamento di altri frammenti lo testimonia, ma non sappiamo ancora nulla sull'esito degli esami». Secondo il fratello di Emanuela, quelle ossa sono comunque state portate lì successivamente alla morte: «lo dimostra il fatto - dice - che lo scheletro non sia completo e sopratutto che non sono stati trovati vestiti o monili». Dal Vaticano arriva intanto la smentita del cardinale Angelo Becciu, fino a qualche mese fa Sostituto alla Segreteria di Stato, sulla presunta trattativa che ci sarebbe stata sul caso Orlandi, tesi sostenuta da tempo dal fratello della ragazza scomparsa, Pietro.
«A noi - afferma il cardinale Becciu - non risulta alcuna trattativa, se loro hanno contattato qualcuno ci dicano chi è perché se parla a nome della Segreteria di Stato è un millantatore. Noi non abbiamo mai incaricato o dato responsabilità ad alcuno di trattare a nome del Vaticano. Io interrogai il cardinal Bertone e mi disse di no. Per cui non esiste proprio». Inoltre, sul caso il Vaticano non ha «niente oltre quanto già è stato detto con le rogatorie internazionali».