Stretta del Comune sulle case in vendita: è lite sul nuovo elenco

Stretta del Comune sulle case in vendita: è lite sul nuovo elenco
A un certo punto della giornata il caos è tale che sembra di assistere a una partita di Monopoli. Si aggiungono case da vendere (tra cui due appartamenti a piazza Navona) e...

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A un certo punto della giornata il caos è tale che sembra di assistere a una partita di Monopoli. Si aggiungono case da vendere (tra cui due appartamenti a piazza Navona) e se ne salvano delle altre in periferia.




Poi in serata la maggioranza tira ancora i dadi, scintille e parole grosse tra Pd e Sel, e il gioco si aggiorna: un colpo di penna ed ecco nuovi metri quadrati da mettere nel calderone delle alienazioni. Il tutto senza passare dal via perché a rendere ancora più frizzante il clima ci pensa Alessandro Onorato (Lista Marchini) che si presenta al dipartimento Patrimonio con il cellulare in mano: «Ora chiamo i carabinieri se non mi date la nuova lista aggiornata, dove ci sono scritti i locatari degli immobili salvati e non». Alla fine riuscirà a ottenerla. Il clima è questo, e siamo solo al maxi emendamento passato ieri sera in Commissione Patrimonio. Un documento che modifica, di molto, la delibera presentata all'inizio dall'assessore Alessandra Cattoi sulla vendita di seicento tra appartamenti e negozi di proprietà del Comune.



I CRITERI

Addio dunque agli sconti per gli immobili che si trovano non solo in centro ma anche nel resto della città storica. Passa dal 30 al 15 per cento, l'agevolazione per i residenti che vorranno acquistare i loro appartamenti, purché si trovino in periferia. Non solo: gli inquilini morosi, la gran parte, avranno due mesi di tempo per mettersi in regola: 60 giorni dalla comunicazione del Comune per saldare i loro debiti. Chi non lo farà - e cioè gli occupanti abusivi a cui sta dando la caccia l'assessore alla Legalità Alfonso Sabella - non potrà acquistare la casa. E sarà sfrattato. «Infine per il diritto di prelazione abbiamo allungato i tempi da 60 a 90 giorni», spiega il presidente della commissione Patrimonio, il democrat Pierpaolo Pedetti. Sempre nel maxi emendamento c'è scritto che gli istituti religiosi e le sedi diplomatiche non usufruiranno di alcun trattamento privilegiato.



Ma lo scontro di giornata, dentro e fuori e la maggioranza, con tanto di giallo è stato su un altro aspetto. In mattinata sono comparsi altri cinque gioielli di famiglia da vendere, tra piazza Navona, viale di Vigna, via Palombini e via Nomentana. E allo stesso tempo sono stati tolti dall'asta una decina di pezzi quasi tutti non residenziali in via Portuense, via Ostiense, via di Tor Marancia, via dei Dalmati, via delle Saline. Un assist per l'opposizione che ha subito denunciato: «La maggioranza vuole graziare un'associazione di street art, il ristorante La Paranza, Tutto marmo industriale che vende cucine, un'osteria vegana, un concessionario moto e un negozio di carta da parati». Non proprio sedi da salvare perché con funzioni sociali.



Per tutto il pomeriggio nei corridoi la tensione tra Pd e Sel è stata alle stelle: poi in serata è passata la linea di Panecaldo. Nel maxi emendamento sono stati messi in vendita otto immobili che erano stati stralciati dalla lista perché destinati a fini sociali. Marino guarda al risultato finale: «Stiamo mettendo ordine dopo anni di disordine. Lo stiamo facendo perché vogliamo avere risorse economiche da investire nei servizi ai cittadini e nel disagio sociale». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero