Roma, le case “affittate” ai defunti: «Il Comune sapeva da 3 anni»

Tre report interni segnalavano lo scandalo degli appartamenti occupati dai parenti

Il Comune di Roma sapeva da almeno tre anni che oltre 1.600 appartamenti del suo sterminato patrimonio immobiliare erano affittati a inquilini morti. Tre relazioni riservate,...

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Il Comune di Roma sapeva da almeno tre anni che oltre 1.600 appartamenti del suo sterminato patrimonio immobiliare erano affittati a inquilini morti. Tre relazioni riservate, spedite in Campidoglio dalla partecipata Aequa Roma, denunciavano un decennio di irregolarità contabili, i decessi avvenuti addirittura negli anni ‘90, i contratti mai aggiornati e il paradosso di decine di migliaia di bollettini di affitto intestati (e spediti) ai defunti o ai loro ignoti «eredi». Cosa è stato fatto in questi anni? Poco, pochissimo.

 

 

Almeno a giudicare dagli esiti dell’inchiesta interna, ancora in corso, chiesta dall’assessore di Gualtieri al Patrimonio, Tobia Zevi: dal report dell’indagine, datato 3 gennaio 2022, emerge infatti che gli immobili comunali ancora intestati a persone scomparse - qualcuno addirittura è deceduto nel lontano 1998 - sono 1.646. Un numero superiore a quello annotato nella prima segnalazione di Aequa Roma, l’«Equitalia del Campidoglio» a cui erano affidati i controlli, che risale al 2018. E attenzione: nel rapporto stilato dagli uffici capitolini pochi giorni fa, non sono tenuti in considerazione gli inquilini «deceduti nel 2021, per evitare problemi di mancato allineamento e possibili volture in corso».

Non stupisce allora che, dopo anni di negligenze e omissioni, la maggior parte degli occupanti effettivi delle case intestate ai morti si sia resa morosa nei confronti della città: per il 49,1% degli appartamenti, dalla data del funerale in poi, il Comune non ha più visto un euro. Nel 19% dei casi, i contabili di Palazzo Senatorio hanno scoperto morosità che vanno dal 20 all’80% delle cartelle emesse. Solo per il 12% degli alloggi le rate sono state saldate completamente. Da chi? Per il Comune sono fantasmi. Ma è facile immaginare che si tratti di abusivi che, in cambio di 2-300 euro di affitto al mese, sperino di farla franca, dopo avere preso il posto dell’inquilino morto.

IL PRIMO CENSIMENTO

Rosalba Castiglione, assessore di Raggi al Patrimonio e alle Politiche abitative dall’agosto del 2017 al settembre 2019, racconta che l’ex giunta grillina ha realizzato un primo censimento sulle quasi 40mila case comunali a novembre del 2017: «E vennero fuori - ricorda Castiglione - circa 1.500 appartamenti intestati ai defunti. A quel punto fu data disposizione agli uffici di mettere a posto la situazione e di aggiornare la nostra banca dati con gli inquilini reali. Ricordo che a un certo punto questo dato, intorno ai 1.500, diminuì drasticamente». Poi però, evidentemente, il clima da repulisti è evaporato. E il numero di case intestate ai morti è esploso di nuovo, lievitando fino a quota 1.646, gli appartamenti tutt’oggi intestati ai morti, senza nemmeno una richiesta di voltura. «Fino a quando sono stata in carica questo lavoro è stato portato avanti - assicura Castiglione - controllavo costantemente quale fosse l’andazzo su queste pratiche». Poi l’ex assessore di Raggi aggiunge un commento inquietante: «Sicuramente la mia uscita dal dipartimento, preceduta da quella del direttore che mi affiancava, ha messo il freno su determinate cose, perché io stavo col fiato sul collo ai funzionari». Altri, è il sottinteso, no. L’indagine chiesta da Gualtieri è ancora aperta. 



 

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Il Messaggero