«Per sgomberare CasaPound serve una denuncia», ha detto ieri il prefetto di Roma, Paola Basilone, svelando sul Messaggero che il palazzo dell'Esquilino occupato...
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IN PARLAMENTO
Non è una bega locale. Il pressing stellato parte dai banchi del Parlamento. Stefano Patuanelli, il capogruppo del M5S al Senato, non un parlamentare qualunque, ieri ha rimarcato che il ministro dell'Interno Matteo Salvini è stato «sollecitato più volte» per liberare il palazzo dagli estremisti di destra. «L'unica forza politica ad essersi espressa sempre in maniera coerente è il Movimento 5 Stelle - sostiene il presidente dei senatori grillini - Per noi non esistono sgomberi di serie A e di serie B, l'unica stella polare è la legalità».
LA SINDACA
Stessa linea del Campidoglio, dove a gennaio in Consiglio comunale è stata approvata una mozione per chiedere lo sfratto di CasaPound, mozione approvata dal M5S e Pd assieme, strana alleanza sugli scranni dell'Aula Giulio Cesare. Pochi mesi prima, a ottobre, Raggi aveva pungolato Salvini, chiedendo «un segnale forte ma l'input non deve arrivare da me».
Ora il dossier è sulla scrivania del prefetto Riccardo Carpino, il direttore dell'Agenzia del Demanio. In carica da quattro mesi, Carpino ha già avviato una ricognizione sugli immobili occupati lungo lo Stivale. Dentro al fascicolo c'è CasaPound, anche se dall'Agenzia non si sbilanciano sulle mosse che verranno compiute nei prossimi mesi. Insomma, sulla denuncia.
L'IMPASSE
Una segnalazione all'autorità giudiziaria, in realtà, c'è stata. Sedici anni fa, appena l'immobile venne occupato. Solo che a rivolgersi alla magistratura è stato l'ufficio sbagliato: il Ministero dell'Istruzione e della Ricerca, che aveva il bene in gestione, e non l'Agenzia del Demanio, che ne è proprietaria a tutti gli effetti. Per questo motivo, un vizio di forma, nel 2007 l'iter in Tribunale è finito su un binario morto. E da allora quella stortura non è mai stata sanata. Nessuno ha ripresentato la denuncia corretta, l'unico atto che potrebbe portare un giudice a sfornare l'«ordine di rilascio», tramite uno sfratto esecutivo o un sequestro preventivo, e far balzare lo stabile di via Napoleone III nel blocco di testa delle priorità. Ma forse, confidano i grillini sull'asse Campidoglio-Parlamento, questa è la volta buona.
L. De Cic.
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Il Messaggero