CasaPound, sì al sequestro del palazzo occupato. Gualtieri: ora tocca a Raggi

Con la notifica del decreto ai sedici residenti nello stabile di via Napoleone III, sono state completate le procedure per il sequestro della sede di CasaPound, nel quartiere...

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Con la notifica del decreto ai sedici residenti nello stabile di via Napoleone III, sono state completate le procedure per il sequestro della sede di CasaPound, nel quartiere Esquilino, occupata abusivamente da militanti del movimento da quasi vent'anni. Ora, per lo sgombero, che diventa prioritario, la palla passa al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza.


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Anche se i vertici del movimento fanno sapere di non avere nessuna intenzione di andarsene. E adesso quella che la sindaca di Roma, Virginia Raggi, definisce una «battaglia» - ha anche depositato una denuncia per le minacce web ricevute da alcuni simpatizzanti del movimento - si trasforma in un botta e risposta social con il Mef.

«Su CasaPound Matteo Salvini sbaglia. Per noi è una priorità. Ci auguriamo che il Mef ci segua in questa battaglia», twitta la prima cittadina. Ma il ministro Roberto Gualtieri replica: «Gentile sindaca, come sa il Mef ha da tempo intrapreso tutte le iniziative per il ripristino della legalità. Ha emesso un'ordinanza di sgombero e ha sollecitato la sua esecuzione che, come noto, spetta alla Prefettura in raccordo con Roma Capitale».

Per il momento, secondo le stime della Guardia di finanza e della Corte dei conti, il danno accertato per le casse dello Stato supera i 4,5 milioni, e il gip ha deciso di disporre il sequestro dello stabile perché, senza interventi, la cifra è destinata a crescere. L'occupazione, oltretutto, non sarebbe giustificata da esigenze abitative: all'interno del palazzo ci sono nuclei familiari stipendiati e per nulla indigenti. «Non risultano evidenze di situazioni che possano ingenerare un attuale pericolo di un danno grave alla persona. La situazione economico patrimoniale degli occupanti, al contrario, attesta lo svolgimento di attività lavorativa e la percezione di redditi», scrive il gip Zsuzsa Mendola, che non sposa però a pieno la tesi della procura.
 
LE ACCUSE
Secondo il pm Eugenio Albamonte, che ha ottenuto il sequestro, i militanti di CasaPound avrebbero messo in piedi un'associazione a delinquere che incita all'odio razziale. E l'immobile di via Napoleone III sarebbe la sede nella quale vengono elaborate strategie criminali, come i piani per fomentare le rivolte dello scorso nella periferia di Roma, a Torre Maura e a Casal Bruciato, per l'arrivo di alcuni rom. Ma il pm elenca anche molte altre vicende, avvenute non solo a Roma, ma in tutta l'Italia.

Secondo la Procura, il filo rosso che lega tutte le condotte dei militanti sfociate in episodi violenti è uno: l'istigazione all'odio razziale, appunto. Per il gip, invece, le prove raccolte non sono ancora abbastanza: «Non sussistono elementi che consentono di ricostruire ad unità le diverse vicende giudiziarie ai fini della valutazione della sussistenza del delitto di partecipazione ad una associazione - è scritto nel decreto - nonché di accertare se le condotte, per quanto riprovevoli, siano espressive di ideologie o sentimenti razzisti o discriminatori, o se sussista lo scopo dell'incitamento alla discriminazione». Il sequestro viene disposto, quindi, solo per il reato di occupazione abusa che, come sottolinea il giudice, è acclarato: si tratta «di stabile occupazione di un immobile, trasformato dagli indagati in abituale residenza».

GLI INDAGATI
Per quanto riguarda il reato di occupazione, gli indagati sono in tutto 16, ma nella maxi inchiesta sono coinvolti molti altri militanti. Ieri il decreto di sequestro è stato notificato anche ad alcuni leader del movimento di estrema destra, che abitano in via Napoleone III: Gianluca Iannone, Davide Di Stefano, Simone Di Stefano e Alberto Palladino. Proprio Simone Di Stefano è pronto a «Presentare ricorso al Riesame, avendone facoltà, entro i prossimi 10 giorni».


A seconda della decisione che verrà emanata, si potrà parlare della vera fase 2 per il palazzo di via Napoleone III. Se il Riesame respingerà le richieste, a prendere in mano la vicenda sarà il Comitato per l'ordine e la sicurezza che dovrebbe a quel punto riaprire la lista degli immobili da sgomberare nella Capitale e far avanzare in cima alla graduatoria il palazzo dietro la stazione Termini. Ma comunque, fino a settembre, complice anche l'emergenza sanitaria da Covid-19, gli sgomberi sono bloccati. Tuttavia è chiaro che con un sequestro preventivo - ragionano in Questura - il palazzo dovrà essere liberato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero