Casapound, da occupazione palazzo Esquilino «danno erariale di 4,5 milioni». Chieste 11 condanne

Agli imputati contestata «l'invasione» dello stabile proprietà del Demanio e assegnato al ministero dell'Istruzione e della Ricerca e che va avanti dal 2003

Casapound, da occupazione palazzo Esquilino «danno erariale di 4,5 milioni». Chieste 11 condanne
«Una occupazione abusiva di un immobile che ha causato, fino al 2019, un danno significativo all'Erario, stimato dalla Corte dei Conti in oltre 4,5 milioni di...

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«Una occupazione abusiva di un immobile che ha causato, fino al 2019, un danno significativo all'Erario, stimato dalla Corte dei Conti in oltre 4,5 milioni di euro». È quanto affermato dal pm di Roma, Eugenio Albamonte nella requisitoria con cui ha chiesto undici condanne a due anni di carcere per i militati di Casapound in relazione alla vicenda giudiziaria legata alla occupazione del palazzo di via Napoleone III, nel cuore del quartiere Esquilino.

 

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Casapound, per l'occupazione chiesto giudizio per 11

Nei confronti degli imputati, tra cui Gianluca Iannone, Simone e Davide Di Stefano, viene contestata una fattispecie aggravata per «l'invasione» dello stabile proprietà del Demanio e assegnato al ministero dell'Istruzione e della Ricerca e che va avanti dal 2003. «Una occupazione, sempre proposta come gesto politico, che non ha le caratteristiche delle finalità abitative ed oggetto anche di un provvedimento di sequestro preventivo non eseguito per ragione di ordine pubblico», ha aggiunto davanti al giudice monocratico il rappresentate dell'accusa. La sentenza è attesa per maggio. Nel giugno del 2020 venne completata la procedura di sequestro del palazzo.

 

L'INCHIESTA

Complessivamente finirono nel registro degli indagati 16 persone. Nell'indagine della Procura capitolina si ipotizzavano i reati di associazione a delinquere finalizzata all'istigazione all'odio razziale e l'occupazione abusiva di immobile. Una impostazione che venne parzialmente recepita dal gip Zsuzsa Mendola che nel decreto di sequestro affermò che non sussistevano «elementi che consentono di ricostruire ad unità le diverse vicende giudiziarie ai fini della valutazione della sussistenza del delitto di partecipazione ad una associazione nonché di accertare se le condotte poste in essere, per quanto riprovevoli, siano espressive di ideologie o sentimenti razzisti o discriminatori». Nel decreto il gip scrisse, inoltre, che «risulta acclarato che l'occupazione dell'immobile da parte dei diversi nuclei familiari si protrae da numerosi anni, in alcuni casi sin dal 2003, e non risultano in atti evidenze di situazioni contingenti che possano integrare un attuale pericolo di un danno grave alla persona».

E ancora: «la situazione economico-patrimoniale degli occupanti, effettuata dalla Guardia di Finanza, attesta lo svolgimento di attività lavorativa e la percezione di redditi da parte degli stessi. Trattasi quindi di stabile occupazione di un immobile, trasformato dagli indagati in abituale residenza. L'immobile risulta peraltro inserito nel piano straordinario per l'emergenza abitativa del Lazio». Nell'invito a dedurre della Corte dei Conti del 2019 si affermava che «non è tollerabile in uno Stato di diritto» questa «sorta di 'espropriazione al contrariò che ha finito per sottrarre per oltre tre lustri un immobile di ben sei piani, sede storica di uffici pubblici, al patrimonio dello Stato causando in tal modo un danno certo e cospicuo all'erario».

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Il Messaggero