«Precedenza assoluta alla demolizione», recita la circolare dei vigili urbani datata 24 marzo 1998. E infatti le ville dei Casamonica sono state buttate giù...
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L'ascesa dei 900 Casamonica; prima i cavalli, poi l'usura
C'è anche la firma di un Casamonica in calce - la notifica è del 14 gennaio 98 - ma di giorni, anziché 30, ne sono passati 7.637. «Per vent'anni nessuno ha mai controllato che questi ordini venissero eseguiti», può dire allora la sindaca Virginia Raggi, mentre le ruspe, ieri mattina, cominciavano a picconare le case con gli stucchi dorati e i drappi di velluto. Le ha risposto l'ex sindaco Francesco Rutelli, sostenendo che quella delle demolizioni è «un'opera da sostenere, senza se e senza ma», eppure, dice Rutelli, «non è la prima volta che si fanno operazioni simili. Solo nei primi 4 anni della mia amministrazione - rivendica - realizzammo oltre 300 demolizioni, la prima una settimana dopo la mia elezione, sulla Casilina.
Va detto che tra gli ex assessori all'Urbanistica del Comune di Roma, chi cioè era a capo degli uffici che si occupano di abusivismo e abbattimenti vari, nessuno pare aver memoria del «borghetto» dei Casamonica germogliato, senza lo straccio di un'autorizzazione, a due passi dal gioiello medievale dell'Acquedotto Felice e dai binari della ferrovia Roma-Napoli. «I Casamonica? Non ricordo la vicenda specifica», dice Domenico Cecchini, al timone dell'Urbanistica comunale tra il 93 e il 2001. «Ma la lotta all'abusivismo l'abbiamo fatta - sostiene - ho perfino digiunato contro il condono del 94 di Berlusconi». Roberto Morassut, in carica dal 2001 al 2008, precisa che in realtà, sotto la giunta Veltroni, quelle pratiche facevano capo all'ufficio anti-abusivismo, guidato da un dirigente esterno e non alle dipendenze del suo assessorato.
«NESSUNA VIGILANZA»
Marco Corsini, che ha guidato l'Urbanistica nella giunta Alemanno dal 2008 al 2013 e oggi sindaco di Rio, nel Livornese, ammette con franchezza che «demolire non fa comodo a nessuno». Perché «è costoso e complicato dal punto di vista organizzativo». È plausibile, dice «che ci sia stato quell'ordine di demolizione contro i Casamonica, ma organizzare un'operazione di quel genere è difficilissimo». «Noi abbiamo affrontato l'argomento in modo serio, penso ai blitz a Ostia», aggiunge. Ma il problema, dice l'ex assessore, «è un altro: una villa non sorge dalla sera alla mattina. Chi è dunque che non c'è o si gira dall'altra parte per non vedere e lascia che le cose arrivino fino a questo punto? Chi è che per non rigettarle non esamina da anni le istanze di condono chiaramente non ammissibili?». È colpa degli uffici, quindi? «Non c'è vigilanza né efficienza amministrativa. Ma non c'è neppure controllo civico». Giovanni Caudo, assessore all'Urbanistica con Marino e oggi minisindaco del III Municipio, anche lui «non ricorda esattamente» la vicenda delle ville dei Casamonica, «mi pare che se ne occupasse l'ufficio condono». All'epoca, racconta, «non c'erano fondi per le demolizioni, ma trovammo un accordo con la Cassa depositi e prestiti». Le ville abusive al Quadraro, però, rimasero lì. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero