Il debito di droga si è trasformato in un cappio stretto attorno al collo di un pusher. Lo spacciatore di quartiere aveva incassato 40 mila euro di robba con il...
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Roma, villa confiscata al clan Casamonica diventa spazio polifunzionale per autismo
Non è solo il business della droga ad alimentare le casse del clan di origine sinti. Anche la gestione del territorio, delle case, serve ad accrescere il prestigio criminale della famiglia. Una reputazione coltivata senza pietà, togliendo con la forza uno dei beni più preziosi che una persona possa avere. L'ultimo caso è venuta a galla dall'inchiesta dei pubblici ministeri Edoardo De Santis e Giulia Guccione, ed è solo l'ennesimo di una lunga lista. Il tono di Guerino Casamonica è conciliante, la richiesta è tremenda. Anche perché, il 39enne, non ha bisogno di urlare per fare capire all'interlocutore che gli deve lasciare libero l'appartamento. L'esponente del clan detta le condizioni, in una conversazione telefonica intercettata dagli inquirenti. «È una cosa che va risolta, ci sta il problema per me giovedì e quindi poi ci sta il problema pure per voi», spiega Guerino.
Roma, «Voglio un contratto d’affitto regolare». Casamonica gli punta l’arma e lo rapina
Il problema sono i 40mila euro di stupefacenti non saldati. La soluzione è rappresentata dalla casa popolare in cui vive il pusher a la Rustica. Valutata, da Guerino, in 15mila euro. Il resto, lo spacciatore, lo dovrà saldare a rate da pagare a scadenze regolari. Il primo dicembre del 2016 è solo la parabola finale di un paio di mesi di minacce. È il giorno in cui Casamonica alza la cornetta e parla, direttamente, al suo debitore. Fino a quel momento non si era disturbato e aveva delegato il suo luogotenente, portatore dei messaggi mafiosi. Bellardini, a partire dal 22 settembre, aveva arato il terreno, seminato la paura nel cuore del pusher. Lo spacciatore voleva, in qualche modo, saldare tutto. Ma le cambiali che gli imponeva il boss erano impagabili.
Duemila euro a settimana, la prima opzione rappresentata alla vittima. Lo spacciatore, però, si è mostrato subito inadempiente. Motivo per cui, Bellardini, gli comunicava tutta l'insoddisfazione del capo e le conseguenze dolorose a cui sarebbe potuto andare incontro. Oltre ai rischi, però, il braccio destro di Guerino gli offriva la via d'uscita. Vendi la casa e pagaci il debito. Proposta che, poco dopo, si è trasformato in un dacci la casa. Il primo dicembre del 2016 arriva, puntuale, lo sfratto preannunciato dalla chiamata di Guerino, «vedi t'ho dico in diretta, poi c'è sta il problema serio, pure per voi». «Io - prosegue nella telefonata intercettata il 39enne - sto a fa le capriole e so problemi che mi hai creato te, allora prima che faccio io le capriole le faccio fare a te! Se vedemo giovedì». Giù la cornetta. La vittima non ha via d'uscita. L'unica deroga che incassa è quella sul giorno in cui deve abbandonare la casa a favore del nuovo inquilino. Ovvero, qualche settimana dopo, giusto il tempo necessario per ottenere dal tribunale la modifica della residenza per gli arresti domiciliari. Era detenuto con l'accusa di spaccio.
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Il Messaggero