Casamonica, 80 anni al clan: regge di fronte ai giudici l’accusa di associazione a delinquere mafiosa

`Condannati 8 imputati: 25 anni di carcere per Ferruccio e 18 per Gelsomina Di Silvio

Casamonica, 80 anni al clan: ha retto di fronte ai giudici l’accusa di associazione a delinquere mafiosa
Non accettavano di spartire il potere e la fama criminale conquistata nel corso degli anni. Addirittura, nelle intercettazioni dicevano di essere l'unico clan in grado di...

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Non accettavano di spartire il potere e la fama criminale conquistata nel corso degli anni. Addirittura, nelle intercettazioni dicevano di essere l'unico clan in grado di difendere la Capitale dalle infiltrazioni esterne: «Devono fare entrare organizzazioni forti a Roma, ecco perché ci vogliono distruggere a noi! La camorra e la ndrangheta. Gli dà fastidio perché noi proteggiamo Roma». Un potere da difendere a ogni costo, conquistato a suon di violenze, usure, estorsioni che ieri sono costate a otto componenti del clan Casamonica una condanna a 80 anni complessivi di carcere, con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso contestata dal pm Edoardo De Santis.

GLI IMPUTATI

I giudici della prima sezione penale, in particolare, hanno disposto 25 anni di reclusione per Ferruccio Casamonica, 18 anni e 2 mesi per Gelsomina Di Silvio, 17 anni per Giuseppe Casamonica, solo per citare alcuni imputati. Tre le assoluzioni, tra le quali quella, sollecitata anche dal pubblico ministero, per Emanuele Scaramuzzo, assistito dagli avvocati Salvatore e Federico Sciullo. Stralciata per motivi di salute la posizione di Raffaele Casamonica.

L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia nel 2020 aveva portato all'operazione "Noi proteggiamo Roma", culminata con una ventina di arresti. Poche settimane fa anche la Cassazione ha riconosciuto l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nei confronti di altri quattro esponenti del clan, che avevano scelto il rito abbreviato nell'ambito dello stesso procedimento.

La Procura, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna a complessivi 113 anni di reclusione. L'inchiesta riguarda la parte del clan con quartier generale in zona Romanina, con ville, piscine e arredamenti extra-lusso. Nonostante risultassero nullatenenti al Fisco, molti componenti del clan ostentavano sui social una ricchezza inaudita: Rolex tempestati di diamanti, borse griffate, Ferrari e vacanze in location esclusive. «Ho notato che i familiari di Raffaele avevano una grande disponibilità di somme di denaro in contanti occultate in casa, sigillate sottovuoto e nascoste in intercapedini ricavate all'interno del muro - aveva detto ai magistrati Simona Zakova, ex moglie di Raffaele Casamonica, diventata collaboratrice di giustizia - Se ci stanno troppi soldi non c'è dove metterli, si comprano gioielli, orologi da 60mila euro, 50mila euro, per loro è un investimento». Dalla ricostruzione degli inquirenti emergeva anche la definizione di «associazione mafiosa di tipo orizzontale, la cui forza è dettata dall'appartenenza alla famiglia». Ad esporla era stata sempre la collaboratrice di giustizia: «Quando c'è un problema, diventano tutti una famiglia, si aiutano... Sono gelosi tra loro quando uno ha più dell'altro, però quando c'è un problema tolgono questa cosa di gelosia e si rinforzano l'uno con l'altro». E ancora: «È un branco! Così funziona. Si aiutano tra loro, nei problemi si uniscono sempre, o tra i parenti o tra le persone esterne, sempre».

IL PREDOMINIO

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado emessa in abbreviato, invece, il Tribunale sottolineava che il sodalizio «esercita il suo predominio sfruttando la fama criminale conquistata negli anni dall'intera rete familiare, ottenendo, grazie alla condizione di assoggettamento e di intimidazione della popolazione, prestazioni contrattuali non retribuite, servizi e pratiche non consentite e, in generale, trattamenti di favore».
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Il Messaggero