Roma, compie 100 anni al tempo del covid. E la casa di riposo diventa social

Roma, compie 100 anni al tempo del covid. E la casa di riposo diventa social
Nicola ha festeggiato i suoi 100 anni nella casa di riposo gestita dalla Nuova Sair al Divino Amore e lo ha fatto virtualmente anche con i suoi parenti grazie ai due tablet che...

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Nicola ha festeggiato i suoi 100 anni nella casa di riposo gestita dalla Nuova Sair al Divino Amore e lo ha fatto virtualmente anche con i suoi parenti grazie ai due tablet che sono stati donati alla struttura, che accoglie 20 anziani. 


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«Sembra una cosa normale, ma in realtà al tempo del Covid 19 - spiega Paola Valvano, responsabile della struttura - tutto è più difficile soprattutto per una persona anziana lontana dai propri affetti. Dopo la chiusura della struttura alle visite esterne - aggiunge - per tutelare gli ospiti si è cercato di non recidere i legami con i familiari e grazie alla donazione dei due tablet possiamo dire che oggi la struttura del Divino Amore è una delle più social della Capitale». Abbiamo iniziato a fare le video chiamate: «La gioia da entrambe le parti è stata tanta e si rideva tanto anche per le acconciature dei capelli ormai lunghi e sempre più bianchi. I nostri nonni e le nostre nonne hanno mandato baci con le mani, i loro occhi sono diventati lucidi. Giustina ha accarezzato il volto del figlio come se lo avesse realmente di fronte a lei».  


«Adalgisa B. - prosegue Valvano - ha visto e parlato con le tre figlie tutte nella stessa video chiamata, in cui tra di loro si sono invitate, e sembrava stessero veramente tutte lì, a parlare del nuovo quotidiano, insieme. Adalgisa R. ha chiesto al figlio le caramelle perché c’è una pasticca che è veramente amara. Carmela ha parlato del suo mal di denti, ma le brillavano gli occhi per la contentezza. Man mano tutti i parenti si sono prenotati per poter condividere questo momento con i loro cari. È importante e fondamentale che i nostri ospiti non si sentano abbandonati. Non tutti i nostri ospiti - conclude Valvano - comprendono fino in fondo il perché i loro parenti non stiano più venendo a trovarli e la video chiamata è quel mezzo che serve anche a loro per spiegare che esiste questo virus, silenzioso, che ha modificato il nostro modo di rapportarci. E che tutti dobbiamo stare a casa». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero