«Stanca di essere abusiva». L'eco giostra a pedali lascia Roma e va all'estero

«Stanca di essere abusiva». L'eco giostra a pedali lascia Roma e va all'estero
«Sono la giostraia, Luciana Basta, quella del carosello ecologico, a pedali. Bene vorrei informarvi del fatto che sono anche io un cervello in fuga. ...

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«Sono la giostraia, Luciana Basta, quella del carosello ecologico, a pedali. Bene vorrei informarvi del fatto che sono anche io un cervello in fuga.


Il Comune di Roma non ha mai regolamentato la mia giostra, non ho l’autorizzazione, pedalo abusivamente... Questa estate sono stata un mese a Testaccio, a piazza Santa Maria Liberatrice, poi mi hanno cacciata. Sono tornata al centro del parco degli Scipioni, se resto dove sto, continuano a chiudere un occhio, ma io sono stanca, dunque me ne vado all'estero». Dieci giorni fa Luciana è partita, dice che ha «tentato per due anni di avere un permesso», ha chiesto al I municipio, ha ricevuto i complimenti dell’assessore Marino, alla fine però non si è fatto niente, lei parla di burocrazia, di una città senza attenzioni per i bambini; dall’altra parte di un bando in cui non sarebbe rientrata.











Il bando. Animata, un po’ magica, la sua eco giostra a pedali è pressoché unica in Italia (un’altra sta a Sassari). Otto cavalli neri fatti di copertoni e camere d’aria, nessuna luce o motore, solo materiali di recupero e lei al centro che pedalando la fa girare, ma ogni tanto si ferma a giocare coi bambini, un cappello, una carezza, un lecca lecca, i movimenti lievi e incantati di una fata. «Per aprire una giostra bisogna indire un concorso e nessun Municipio lo fa da dieci anni. Ci sono solo quelle fisse che hanno ottenuto una sanatoria nel 2002», si è informata Luciana, unica aspirante giostraia rimasta. «Vorrei solo girare per le ville di Roma ma non posso, e io non voglio fare l’abusiva». Nel 2006 il Messaggero le dedicò una paginata, scovandola in cima ai ponteggi: era la sola donna a Roma e nel Lazio a scalare ogni giorno trenta, quaranta metri di piattaforme, sui tetti del Palazzo Sinibaldi, dietro Largo Argentina. Laureata in lettere, tanti lavori per campare, si è inventata quella giostra così particolare da non passare inosservata.



La petizione. A Testaccio le mamme i papà a luglio hanno scritto una petizione al sindaco Ignazio Marino per chiedere il ritorno della sua eco giostra «per il suo profilo altamente educativo (in virtù dei materiali di risulta con cui è stata realizzata, pneumatici e camere d'aria per i cavallini, divenendo espressione concreta della cultura del riuso e del riciclo, di cui sono fruitori i bambini; grazie al meccanismo di rotazione azionato esclusivamente grazie all'energia umana per il tramite di una ciclette collegata al pignone centrale); per la riqualificazione del territorio (la sua collocazione in piazza di Santa Maria Liberatrice, notoriamente frequentata full time, da sbandati e facinorosi per altro estranei al quartiere, ne ha favorito la fruizione da parte dei cittadini di tutte le fasce d'età divenendo punto nuovo punto di riferimento nel Rione)».



Luciana non si perde d’animo però. Ci fa sapere che ora «sto a Tenerife, lunedì andrò al Consolato italiano e poi al municipio di Santa Cruz... e spero per Natale e Carnevale di avere tutte le autorizzazioni e riuscire ad aprire qui il mio carosello magico». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero