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Emilia ha 60 anni. È non vedente, una disabile grave e vive in carrozzina. Non ha più i genitori e ha trovato una sua nuova casa in una delle 59 case famiglia della Capitale. La crisi economica, i nuovi contratti di lavoro (con accresciute richieste) e i tariffari rimasti bloccati ormai da decenni, mettono lei come le altre centinaia di ospiti a rischio. È Casa al plurale, il coordinamento delle case famiglia della Capitale, a lanciare l'allarme: «Mancano dieci milioni di euro, senza nuove risorse molte realtà saranno costrette a chiudere», dice Luigi Vittorio Berliri, presidente dell'associazione. Al sindaco Roberto Gualtieri i responsabili delle strutture della Capitale hanno voluto regalare un pupazzo a forma di oca perché, come le oche del Campidoglio che con il loro starnazzare salvarono la città dall'assedio dei Galli, così le case famiglia «rappresentano la salvezza per centinaia di cittadini fragili e contribuiscono a salvare la dignità stessa della Capitale».
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I NUMERI
In totale nelle 59 case famiglia della Capitale ci sono 705 minori, 189 mamme con bimbi, 127 disabili lievi, 319 disabili gravi.
I COSTI
Per una casa famiglia per persone con disabilità complessa la retta necessaria dovrebbe essere di 242,84 euro, mentre quella attualmente prevista dall'amministrazione è di 144,37 euro. Secondo le stime di Casa al plurale, il costo di un bambino in casa famiglia si attesta a 95 euro, mentre la retta necessaria dovrebbe essere di 250 euro al giorno. Va leggermente meglio nelle strutture delle mamme con i minori: a fronte di un pagamento di 75 euro le strutture, per coprire i costi, dovrebbero riceverne 170. Erica Battaglia è la consigliera comunale del Partito democratico che aveva presentato la mozione per l'adeguamento tariffario: un impegno che l'Aula Giulio Cesare aveva chiesto alla giunta per cercare di ridare fiato alle strutture di assistenza. «Sul lavoro delle tariffe inizieremo un percorso insieme con le associazioni», dice la consigliera.
«A Roma ci sono centinaia di migliaia di famiglie che aspettano una risposta dall'amministrazione comunale e dal terzo settore», continua l'esponente dell'Assemblea Capitolina parlando della necessità di ampliare la rete di assistenza. «I numeri delle persone che usufruiscono delle case famiglia sono ancora pochi: è necessaria una revisione dei modelli per ampliare la platea. Bisogna lavorare soprattutto sulla semplificazione», prosegue la consigliera. «Abbiamo ricevuto la mozione che ha visto come prima firmataria la consigliera Erica Battaglia per adeguare i costi fermi a più di 25 anni fa. Non siamo abituati a fare promesse che non riusciamo a mantenere, ma la scelta terrà conto della situazione straordinaria e oggettiva di bilancio dell'amministrazione Gualtieri - sottolinea l'assessora alle Politiche sociali, Barbara Funari - Dalla prima nostra manovra gestiremo i fondi anche su questo tema: è un percorso che abbiamo avviato e che teniamo a portare avanti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero