Ndrangheta a Roma, tra gli arrestati la figlia del boss Vincenzo Alvaro: ha sequestrato l'amministratore giudiziario dell'impresa

Chiuso dentro i locali di "Briciole e delizie", gli è stato impedito di uscire con un atteggiamento intimidatorio

Ndrangheta a Roma, c'è anche la figlia del boss Vincenzo Alvaro tra gli arrestati: ha minacciato e intimidito l'amministratore giudiziario
Ndrangheta arresti - Carmela Alvaro, c'è anche la figlia del boss Vincenzo Alvaro, tra i 26 arrestati nell'operazione della Dia, coordinata dalla Dda di Roma e...

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Ndrangheta arrestiCarmela Alvaro, c'è anche la figlia del boss Vincenzo Alvaro, tra i 26 arrestati nell'operazione della Dia, coordinata dalla Dda di Roma e scattata all'alba del 9 novembre. «Servo dello Stato», così Carmela Alvaro intimidiva un amministratore giudiziario la cui "colpa" era solo quella di bloccare gli affari degli 'ndranghetisti e di gestire un'attività imprenditoriale per conto dello Stato dopo che il locale era stato sequestrato. 

Vincenzo Alvaro è ritenuto uno dei capi della prima "locale" di 'Ndrangheta radicata nella capitale. Alla donna, in concorso con un altro indagato, viene contestato di aver privato «della libertà personale un uomo nominato dall'amministratore giudiziario come preposto alla gestione degli incassi dell'impresa, sottoposta a sequestro preventivo».

In particolare, si legge nel capo di imputazione, «dopo aver dato in escandescenza con urla e atteggiamenti aggressivi tali da intimidire l'uomo, lo tenevano bloccato per circa quindici minuti all'interno dei locali di via Eurialo» al Tuscolano abbassando la saracinesca e quindi impedendogli di uscire con «un atteggiamento tale da intimidirlo».

Solo dopo circa quindici minuti «la saracinesca veniva rialzata grazie all'inatteso arrivo del fornitore del latte, circostanza che offriva all'uomo - si ricostruisce nell'ordinanza - l'occasione per uscire dai locali». In un'occasione la donna, per far rinunciare all'incarico di preposto alla gestione degli incarico un uomo che era stato nominato dall'amministratore giudiziario, con tono intimidatorio aveva detto «non devi toccare i miei soldi, sei un infame, servo dello Stato…» e ancora «e allo Stato infame non lascio niente, brucio tutto».

 

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Il Messaggero