Ci sono i precari, che hanno perso il lavoro e non hanno più soldi per mangiare. Oppure quelle persone che, anni fa, erano riuscite ad inserirsi nel mondo del lavoro e ora...
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«Prima servivamo solo il pranzo – dice il coordinatore della struttura, Carlo Virtù, che è qui dal 2011 – ora, dopo la chiusura del centro di via Marsala, pensiamo anche alla cena». Un aumento di circa 100 unità, dopo il coronavirus. La scorsa settimana, è stata montata nel giardino una grande tenda, per dare a tutti la possibilità di mangiare ad una distanza di sicurezza. «Gli italiani hanno una media tra i 40 e i 60 anni – dice Virtù – mentre l'età degli stranieri (provenienti soprattutto dal Medio Oriente e dall'Africa Subsahariana), è tra i 20 e i 40 anni». Vengono qui e sanno che l'unica condizione per mangiare è quella di rispettare le regole della Caritas. Nella struttura non c'è polizia, perché non serve.
«Accogliamo tutti – dice Virtù – a patto che seguano le nostre indicazioni, anche in materia di contenimento del Coronavirus». Qualche anziano ha smesso di venire, mentre sono tornate persone che avevano smesso di bussare alla porta della Caritas. E, soprattutto, è aumentato il numero dei volontari: tanti studenti, che chiedono di poter aiutare in mensa, dalle 2 alle 4 volte a settimana. Per non voltare le spalle di fronte a chi ha bisogno, soprattutto in questo momento difficile. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero