Le ricette a casa tua - Il carciofo alla Giudia di Adriana

Per essere un fiore è brutto, ma per essere un fiore che si mangia è buonissimo. Macchia le mani di un nero intenso e quasi indelebile ma una volta in bocca rimanda...

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Per essere un fiore è brutto, ma per essere un fiore che si mangia è buonissimo. Macchia le mani di un nero intenso e quasi indelebile ma una volta in bocca rimanda solo a sensazioni positive e di quel nero pece si dimenticano le macchie e le ombre. Benvenuti nel meraviglioso mondo del carciofo. 


In quel gran romanzo che si svolge ogni giorno in cucina il carciofo è infatti uno dei protagonisti assoluti. E non potrebbe essere altrimenti quando si ha una personalità così forte e piena di contrasti. E' l'amaro che piace e il brutto che conquista. Ne rimase affascinato anche Pablo Neruda - una delle figure più importanti della letteratura latino americana - che al carciofo dedicò una poesia. Gira che ti rigira anche una delle penne più importanti del Novecento finì per concentrarsi sul cuore tenero di questo "vegetale armato". Perchè è nel cuore che si racchiude la bontà unica di questo fiore duro e solo apparentemente scorbutico. Se non ci credete chiedetelo alla signora Adriana di piazza Re di Roma, la lettrice del Messaggero che ha deciso di preparare i carciofi alla Giudia.

Una ricetta che si perde nella notte dei tempi e che consiste in una doppia frittura di un carciofo romanesco. Non è mai facile trovare un carciofo alla Giudia fatto secondo tradizione nei ristoranti. Vuoi perchè la sua preparazione richiede tempo, vuoi perchè se il fritto spaventa un fritto doppio allontana e questo ha dissuaso l'ordinazione di massa. Fatto sta armandosi di pazienza, e dopo una accurata pulizia del carciofo, il doppio bagno nell'olio bollente ha prodotto una leccornia assoluta. D'altronde se la ristorazione fuori casa è sempre la ricerca di un compromesso la cucina casalinga può permettersi quegli slanci di generosità inusuali al ristorante.


Ecco perchè i carciofi di Adriana ci hanno mandato direttamente nel paradiso dei sensi condannandoci però a scontare una pena nel girone dei golosi. Galeotto quindi fu il carciofo di Adriana. Un peccato di gola che rifaremmo anche domani. Di fronte a certe delizie solo lo stolto resiste o arretra, il saggio allunga la mano, apre la bocca e degusta con piacere fino a sazietà. Con buona pace della prova costume. Ma chissenefrega, quest'anno infatti si va tutti in montagna.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero