«Speriamo che trovino che ha ucciso Mario», «ma possibile che proprio Mario dovesse morire in questo modo», «stai andando alla messa per...
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GIUSTIZIA
Alcuni messaggi: un bigliettino porta semplicemente la firma di chi ha lasciato i fiori: «Abdul, lavanderia»; altri sono più articolati: «Eroe della Patria, giustizia per Mario, i cittadini del Rione Trevi»; «Un uomo di Stato non può morire così, meno politica, meno chiacchiere, più carabinieri. Il cittadino Emanuele»; «I cittadini hanno fiducia nei carabinieri, i cittadini per bene hanno rispetto dei carabinieri, onore al carabiniere Mario». Alle 6 comincia a riempirsi la Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini. Si trova proprio di fronte alla stazione dei carabinieri dove lavorava il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. I carabinieri in un lato della piazza, la chiesa dall’altro: i rapporti sono quotidiani, per organizzare la processione o semplicemente per scambiarsi un saluto o un’informazione. Questa parrocchia ha una particolarità, come si legge sul sito web: «Il 23 marzo 2008 Sua Eminenza il cardinale Ruini, Vicario di Sua Santità, per volontà del Papa Benedetto XVI, ha eretto la parrocchia personale della SS. Trinità dei Pellegrini per la cura pastorale dei fedeli della Diocesi di Roma che desiderano la Messa e tutti i Sacramenti secondo la forma antica del Rito Romano».
Per questo la messa è celebrata in latino da padre William Barker, franco-inglese. In prima fila, a sinistra i carabinieri, commossi; a destra, i familiari che sono rimasti vicini a Rosa Maria, la moglie in lacrime di Mario. Dietro, in una chiesa gremita, tutti gli abitanti del rione, qualcuno con gli occhi rossi, alcune signore che non sono riuscite a non piangere. Tutto avviene con molto rispetto, senza esasperazioni o esibizioni, in molti al termine stringono la mano alla vedova, le spiegano quanto il vicebrigadiere Mario sia stato amato e ammirato. Mancheranno il suo sorriso e i suoi occhi “buoni” che quasi lo precedevano quando, instancabile, camminava in quello spicchio di Roma. «E anche a noi della comunità ebraica è sempre stato vicino, un punto di riferimento», racconta nel primo pomeriggio, Simone Aaron Efrati, vicepresidente dell’Associazione dei Commercianti di via dei Giubbonari.
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Il Messaggero