Capotreno picchiata a Termini per colpa dei vagoni pieni: «Un passeggero mi ha fatto cadere, altri mi insultavano»

L’aggressione giovedì a Termini durante lo sciopero sul convoglio Roma-Cassino

Capotreno picchiata a Termini durante lo sciopero sul convoglio Roma-Cassino: «Ho temuto il linciaggio»
Il treno troppo pieno, impossibile viaggiare in condizioni di sicurezza. Così la capotreno del Roma-Cassino in partenza giovedì alle 16 dalla stazione Termini -...

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Il treno troppo pieno, impossibile viaggiare in condizioni di sicurezza. Così la capotreno del Roma-Cassino in partenza giovedì alle 16 dalla stazione Termini - appena terminato lo sciopero - ha invitato i passeggeri che continuavano ad accalcarsi sul regionale a scendere. Per tutta risposta è stata brutalmente aggredita da un passeggero, accerchiata e insultata dagli altri mentre lei, appena ventenne e con il braccio ormai rotto, aspettava a terra l’arrivo dell’ambulanza. «Ho avuto paura, pensavo mi volessero linciare, mi hanno accerchiata, mi insultavano», ha detto la donna spaventata ai colleghi. Gli insulti e la rabbia non si sono fermati nemmeno mentre gli operatori del 118 la portavano via con tanto di scorta della polizia ferroviaria. 

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LA RABBIA

L’episodio, l’ennesimo di violenza contro un operatore del trasporto pubblico locale, è stato denunciato dalla Fit Cisl. La giovane donna, che ha riportato la frattura di un polso e una prognosi di trenta giorni, ancora sotto choc, ha ricordato al policlinico Umberto I, con terrore, quei momenti: «Ho avuto paura. Sono caduta all’indietro, mi sono ritrovata accerchiata e non riuscivo nemmeno a rendermi conto di quello che stava succedendo. La persona che mi aveva colpito e strattonato, nel frattempo, era fuggita via. Su di me sono piovuti insulti, pesanti come pietre, irripetibili. Ho temuto davvero per la mia incolumità». 

Pensare che i sindacati avevano programmato la protesta a livello nazionale anche per chiedere maggiore sicurezza per il personale dei treni. Eppure per la capotreno non c’è stato scampo, vittima dell’odio e della rabbia cieca dei passeggeri esasperati (ma non per questo giustificati) dai continui disservizi e dal ritardo accumulato per una riprogrammazione dell’ultimo minuto. 

L’EPISODIO

La donna ha presentato ieri formale denuncia in polizia. Gli agenti visioneranno le telecamere posizionate sulla banchina, nonché quelle dell’area dello scalo in cui l’aggressore si è dileguato. «Non è possibile che i lavoratori fronteggino sempre più frequentemente questi episodi. Quanto avvenuto è la rappresentazione plastica del fatto che le ragioni della protesta sono sacrosante e che dobbiamo essere ascoltati», incalza il responsabile del dipartimento Attività Ferroviarie e Servizi della Fit-Cisl del Lazio, Fabio Bonavigo, aggiungendo che «servono risposte concrete e rapide da parte delle aziende e delle istituzioni tutte, perché non è accettabile che i lavoratori debbano uscire di casa temendo per la propria incolumità».

IL FRONTLINE

Non basta. «Le condizioni di lavoro del personale frontline devono essere sicure - tuona ancora Bonavigo - vanno adottate misure rapide come ad esempio rimpinguare l’organico per evitare che i lavoratori siano lasciati soli a gestire situazioni potenzialmente pericolose, e al tempo stesso deve essere diffusa a ogni livello una cultura del rispetto nei confronti di persone che garantiscono quotidianamente un diritto collettivo». Il sindacalista ha chiesto un incontro con Trenitalia sul tema sicurezza, «al prefetto, però, chiediamo un tavolo perché siano definiti interventi almeno volti a mitigare il fenomeno». 

A febbraio un macchinista, questa volta della Metro A, venne messo letteralmente kappaó da un passeggero che gli sferrò un pugno in pieno volto al capolinea di Battistini. A settembre dello scorso anno un’altra capotreno venne picchiata alla stazione Flaminio della Roma-Viterbo.

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Il Messaggero