Caos liste d'attesa, una protesta su 4 arriva dal Lazio

Caos liste d'attesa, una protesta su 4 arriva dal Lazio
Liste di attesa per visite ed esami: al Ministero delle Salute arrivano in media 60 proteste al giorno, una volta su quattro a chiamare è un cittadino di Roma o del resto...

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Liste di attesa per visite ed esami: al Ministero delle Salute arrivano in media 60 proteste al giorno, una volta su quattro a chiamare è un cittadino di Roma o del resto del Lazio. E le segnalazioni riguardano soprattutto colonscopia, ecografia all'addome e visite oculistiche.


I conti della sanità del Lazio sono migliorati, anche il tavolo di verifica interministeriale ha riconosciuto il lavoro svolto in questi anni (e i sacrifici sopportati dai cittadini) ma resta una dolorosa criticità: le liste di attesa, i giorni che si devono aspettare prima di un esame o una visita. Vivono questo problema sulla propria pelle i romani ogni giorno: non lo ha mai nascosto anche il governatore Nicola Zingaretti che ha sempre spiegato che questo è il problema più urgente da affrontare, lo dice anche la relazione del tavolo interministeriale (quello che controlla l'applicazione del piano di rientro) che anche nella relazione appena pubblicata certifica che riduzione del disavanzo (ormai quasi azzerato) e Lea (livelli essenziali di assistenza) meritano la promozione, ma - scrivono i tecnici dei Ministeri - «persistono criticità e liste di attesa». Non è un caso che il 22 per cento delle segnalazioni arrivate al numero attivato dal ministro della Salute, Giulia Grillo (il 1500) proveniva da Roma e dal resto del Lazio.

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LE DIFFICOLTÀ
L'età media di chi chiede aiuto è 64 anni, segnale che le difficoltà nell'accesso alla sanità pubblica per visite ed esami rappresentano un tema molto sentito soprattutto tra gli anziani. Se il Lazio ha questo poco lusinghiero primato, seguono, ma con percentuali molto più basse, altre grandi regioni: Lombardia (11,5 per cento), Campania e Sicilia (9), Toscana (8). Secondo il Ministero della Salute «nelle conversazioni telefoniche sono risultate maggiormente rappresentate tra le 58 prestazioni prese in considerazione per il primo accesso: la colonscopia (11 per cento), l'ecografia dell'addome (7,4), la visita oculistica (7,4), esofagogastroduodenoscopia (5,6), la visita cardiologica (5,6) e la visita dermatologica (5,6); per i controlli: la visita oculistica (14,1 per cento), la mammografia (10), la colonscopia (8,9) e la visita neurologica (6,1)». In generale, sommando primi accessi e controlli, le prestazioni per le quali ci sono attese più lunghe e dunque arrivano più proteste sono la visita oculistica (12,4 per cento), la colonscopia (8), la mammografia (6,8), l'ecografia addome (5,5) e la visita neurologica (5,19.

LE STRUTTURE
Ma da quali strutture di Roma e del Lazio arrivano più telefonate e dunque è più alto il disagio per le lunghe attese per ottenere l'appuntamento per una visita o un esame? Secondo i dati del Ministero della Salute, le Asl Roma 1 e 2 e il San Camillo quando si tratta del primo accesso; se invece si parla di un controllo, oltre alle Asl romane 1 e 2 ci sono molte chiamate anche per Latina e Frosinone.
Infine, un tema importante è quello delle liste bloccate, quando non è possibile avere un appuntamento perché le agende sono piene, anche a causa della fiducia che probabilmente i pazienti hanno in quella determinata struttura o in quel determinato specialista.
TUTTO FERMO
Nel Lazio vi sono liste di attesa bloccate nel Campus Biomedico (RMN pancreatica), al Policlinico Gemelli (visita neurochirurgica), all'Asl Rm1 (ecodoppler vasi epi-aortici), all'Asl Rm5 (visita oculistica), all'Asl Roma 5 Guidonia (visita endocrinologica), a Tor Vergata (colonscopia), all'Irccs Istituti Fisioterapici Ospitalieri (visita dermatologica oncologica), all'Asl di Frosinone (visita oculistica e colonscopia), all'Asl di Viterbo (ospedale Belcolle per eco addome). Sul problema della lista di attesa, che sia pure con gravità differente riguarda tutto il Paese, il ministro Giulia Grillo, ha chiesto una relazione a tutte le regioni per poi attuare un piano di riduzione. Anche la Regione Lazio ha messo in campo alcune contromisure: c'è un sistema di monitoraggio che si può consultare su internet, è stata attivata la classificazione del livello di urgenza da parte del medico che fa la prescrizione in modo da riservare l'attesa a chi, effettivamente, può aspettare.


Inoltre, spiegano all'assessorato regionale alla Salute, «oggi l'80 per cento delle prestazioni sono erogate entro i tempi. Erano il 50 per cento nel 2015». Ma c'è ancora molto lavoro da fare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero