Roma, quale futuro per il mercato di Campo de' Fiori? La tradizione rischia di sparire

Roma, quale futuro per il mercato di Campo de' Fiori? La tradizione rischia di sparire
Le vignarole, ormai, non ci sono più a Campo de’ Fiori. Da almeno un paio di secoli le  contadine che portavano la verdura dalle campagne sono scomparse. Ma oggi...

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Le vignarole, ormai, non ci sono più a Campo de’ Fiori. Da almeno un paio di secoli le  contadine che portavano la verdura dalle campagne sono scomparse. Ma oggi si fatica parecchio anche a rivivere la suggestione dei battibecchi tra il pesciarolo Aldo Fabrizi e la fruttarola Anna Magnani.

Scricchiola la tradizione dei banchi di frutta e verdura fresca davanti «all’invasione prepotente» di prodotti che i residenti definiscono «paccottiglia alimentare», ossia liquori, pasta tricolore che strizza gli occhi ai turisti, conserve di pomodori. Nella piazza, dopotutto, sono sopravvissuti soltanto tre banchi di fiori (dei 46 presenti, ben 34 sono alimentari, 8 non alimentari). Il dibattito sul futuro del mercato di Campo de’ Fiori, martedì è stato al centro della seduta della Commissione Trasparenza del Campidoglio.

IL PROGETTO
Le rimostranze dei residenti capitanati da Viviana Piccirilli Di Capua, presidente associazione Abitanti del centro storico, si sono tradotte nella richiesta del consigliere M5S Fabio Tranchina di sottoporre il tema alla commissione Commercio: «Valuteremo di approfondire con un ulteriore deliberazione in merito alle caratteristiche merceologiche tipiche di quel mercato». C’è il rischio, secondo Orlando Corsetti, che il nuovo regolamento per il commercio sul suolo pubblico, possa stravolgere il carattere storico del mercato:
«La recente normativa prevede ad esempio che potrebbe essere possibile il tema della somministrazione». Il regolamento dopotutto, è stato definito dal Pd «una sanatoria delle licenze irregolari» e non è piaciuto del tutto neanche all’assessore Adriano Meloni. Perché, di fatto, non si tratta di un vero riordino della materia così come sperato dopo anni di predominio dei soliti gruppi nel settore degli ambulanti.

I PERICOLI
La commissione Commercio dovrà esaminare la delibera 304 del 2003 che intendeva tutelare la specificità del mercato storico, ma che, secondo i residenti e Corsetti, non definì bene il termine «alimentare» (solo merce fresca o carciofi fritti?). «Con i residenti - spiega Orlando Corsetti - ci siamo impegnati a fare un emendamento alla 304 per modificare la delibera e inserire le specificità dei prodotti che si possono vendere. I prodotti confezionati - ha aggiunto - si possono vendere perché riguardano il settore alimentare. Dopodiché la Giunta e l'Assemblea capitolina potranno deliberare che tipologia di specializzazione merceoleogica inserire, per esempio se si vuole fare un mercato delle erbe come era una volta si può farlo tranquillamente
».


Piccirilli Di Capua teme «una deriva, una stortura» così come avviene da anni con i minimarket che invadono il centro e vendono di tutto. «A fronte del nuovo regolamento la 304 resiste o viene cassata? E cosa avverrà al mercato di campo de’ Fiori?» ha chiesto Corsetti. «Qualcuno ha tentato di friggere carciofi - ha aggiunto Piccirilli Di Capua - , qualcuno fa spremute e ci sono state altre trasformazioni enormi, come il fatto che si vendono liquori e conserve e si sta perdendo la tipicità del mercato, che deve vendere prodotti freschi».
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Il Messaggero