Roma, processo Camorra Capitale: la Cassazione conferma il metodo mafioso per i "napoletani" della Tuscolana

Diventano definitive, con il riconoscimento del 416 bis, l'associazione mafiosa, le condanne per il gruppo attivo nella zona Sud-Est della capitale, i cosiddetti...

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Diventano definitive, con il riconoscimento del 416 bis, l'associazione mafiosa, le condanne per il gruppo attivo nella zona Sud-Est della capitale, i cosiddetti "napoletani" della Tuscolana agli ordini di Domenico Pagnozzi, detto "Mimì 'o professore", già legato al boss Michele Senese. I giudici della quinta sezione penale della Cassazione ieri sera hanno confermato le condanne per Pagnozzi e altri esponenti del gruppo. Il processo ha avuto origine da una inchiesta, coordinata dalla Dda diretta da Michele Prestipino, con i pm Francesco Minisci, Giuseppe Cascini, Rodolfo Sabelli e Alessandro Di Taranto, in cui le indagini furono seguite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, culminata nel 2015 nell'operazione "Tulipano", poi ribattezzata "Camorra Capitale". Secondo quanto emerso dall'inchiesta, il gruppo di Pagnozzi, operava stabilmente nella zona sud-est della Capitale e, in particolare, nel quartiere Tuscolano: per la presenza nel clan sia di personaggi di origine campane sia di romani, era noto come gruppo dei «napoletani della Tuscolana».


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In primo grado, nel dicembre del 2016, erano state inflitte condanne per 300 anni di carcere. Un impianto accusatorio confermato quasi totalmente in Appello nell'ottobre del 2018 dove erano stati inflitte pene per oltre due secoli di carcere, con la conferma, tra gli altri, della condanna a 30 anni per Domenico Pagnozzi considerato il vertice del gruppo. La sentenza dei supremi giudici recepisce così le accuse contestate dalla Procura che vanno dall'associazione mafiosa all'associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, reati contro la persona, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, illecita detenzione di armi, con l'aggravante del metodo mafioso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero