Roma, Calenda: «Nel centro storico c'è l'anarchia»

Roma, Calenda: «Nel centro storico c'è l'anarchia»
Il centro storico di Roma si trova in una condizione di «sostanziale anarchia, dal punto di vista della distribuzione commerciale, sicurezza e illuminazione». Lo ha...

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Il centro storico di Roma si trova in una condizione di «sostanziale anarchia, dal punto di vista della distribuzione commerciale, sicurezza e illuminazione». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, intervenendo al festival Economia come all'auditorium. La situazione, ha aggiunto, «è talmente complicata che è giusto fare qualcosa, per questo abbiamo avviato il tavolo con la sindaca per soluzioni sia molto rapide che di lungo periodo, per dare una missione alla città che l'ha persa».


Attraverso il tavolo su Roma «abbiamo fatto dei passi avanti, è la strada giusta», ha continuato Calenda. «Non credo - ha proseguito - che sia giusta la tentazione di dire che tanto sono i 5Stelle e che passi il cadavere, ma poi il cadavere che passa è quello di Roma, quindi ci dobbiamo impegnare tutti quanti». Insomma, ha chiarito, «qualunque sia il colore dell'amministrazione è giusti ingaggiarla».

«Continuo a essere convinto che se Renzi recupera l'idea di spiegare al Paese le cose in modo articolato e complesso possa essere il leader, ma non è affatto scontato, perché abbiamo perso un pezzo di fiducia nel Paese per eccessiva semplificazione», ha poi aggiunto Calenda parlano del centrosinistra.

Il problema più importante in Italia è «la fuga dalla realtà. Quando governi fai delle scelte che non sono buone per tutti, servono le priorità. Ed è questo che rifiutano i 5Stelle e ciò si riflette quando governano», ha sottolinato ancora il ministro dello Sviluppo economico, aggiungendo che i grillini «sono gli eredi della Dc consociativa» e «assomigliano alla fase finale della prima repubblica, quando si diceva che pagherà qualcun altro». Per Calenda, quindi, è necessario avere delle priorità e, tra queste, non si può inserire per esempio «un taglio minimo e indifferenziato dell'Irpef, cosa che rischia di essere una mancia elettorale».
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Il Messaggero