«Mai schiavi del risultato». Soprattutto da bambini

«Mai schiavi del risultato». Soprattutto da bambini
“Non chiedere mai a un bambino, dopo una partita, se abbia vinto o perso. Chiedigli piuttosto se si sia divertito”. Se questo accadesse, tutto sarebbe più...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
“Non chiedere mai a un bambino, dopo una partita, se abbia vinto o perso. Chiedigli piuttosto se si sia divertito”. Se questo accadesse, tutto sarebbe più giusto. E probabilmente anche più bello. Se il risultato non fosse alla base di tutto già a 7, 8 anni, si eviterebbero un mare di figuracce. Di qualsiasi tipo. A bordo campo e anche (soprattutto) in tribuna. Se al centro di tutto ci fosse solo il divertimento, che non significa non giocare per vincere, ci sarebbero meno esagerazioni, meno esasperazioni. Meno schifezze. E lo sport continuerebbe (ricomincerebbe?) a essere una palestra di vita. Una vita con principi a prova di sconfitta. 


La realtà, invece, troppo spesso ci mette di fronte a brutture che non hanno un senso compiuto: in nome del risultato, su un campo di calcio o sul parquet di una palestra, tutto si pensa e tutto si fa. L’avversario sempre inteso come nemico, mai come avversario punto e basta. Come se non ci fosse strada alternativa. Come se fosse un obbligo vincere sempre e comunque e un’onta perdere. Come se quello fosse l’unico cammino da seguire per essere felici. Ma la felicità, si sa, è semplicemente rimanere bambini, dopo qualsiasi risultato.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero