Perdono lavoro, in tre costretti a dormire in auto alle porte di Roma

Perdono il lavoro, in tre costretti a dormire in auto alle porte di Roma
Dormono in tre dentro una Nissan Micra parcheggiata in un angolo di via Bastione a Velletri. Sono tre disoccupati, due di 47 anni e una 29enne, compagna di uno dei due. La...

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Dormono in tre dentro una Nissan Micra parcheggiata in un angolo di via Bastione a Velletri. Sono tre disoccupati, due di 47 anni e una 29enne, compagna di uno dei due. La macchina è di Massimo Solinas, originario di Marino. «Fino al 2015 ho lavorato come operaio edile per una ditta, poi venni licenziato e cominciò anche il declino del mio matrimonio. L’anno dopo ho divorziato e mi sono trovato a vivere ospite di amici dove capitava. Sono andato avanti con piccoli lavoretti saltuari, manutenzione, giardinaggio. Poi neanche più quello e si è aperto il baratro. Ho chiesto lavoro dovunque ma quando dico di avere 47 anni mi chiudono la porta in faccia».


Ad inizio aprile è terminato il progetto “Emergenza Freddo” del comune di Velletri con cui era stato dato un tetto alle persone bisognose, almeno nel periodo più freddo dell’anno. In quel periodo Solinas ha conosciuto Paolo Navarra e e la sua compagna 29enne, anche loro disoccupati e caduti in miseria dopo essere arrivati a Velletri con la speranza di un lavoro in un bar. «Quando il progetto comunale è finito ci siamo ritrovati per strada – dichiara Solinas – e l’alternativa a dormire per strada è stata quella di dormire in auto. Anche loro non sapevano dove andare è ho condiviso l’unica cosa che ho: la macchina».

Nell’abitacolo della piccola auto dorme anche Jerry, un cagnolino di proprietà della coppia. I tre hanno sistemato dei panni per coprire il parabrezza e i finestrini nel tentativo di riparare l’abitacolo dalla luce e dallo sguardo dei curiosi. «Io dormo sul lato passeggero – dichiara Navarra – Massimo sul lato guida e la mia compagna sul sedile posteriore insieme a Jerry. La notte è lunghissima e non vedi l’ora che si faccia mattina per uscire e sgranchirti le gambe. Dopo un po’ comincia a far male la schiena, le ginocchia e piano piano tutto il resto».


Non danno problemi e tentano di mantenere pulita il più possibile l’area per evitare di infastidire i residenti. “Ci guardano sdegnati – dichiara Solinas – e comprendiamo anche il perché. Però questa non è una scelta di vita. Noi siamo finiti in disgrazia perché non troviamo un lavoro; un qualsiasi lavoro per riconquistare dignità. Al momento l’unica nostra speranza è il reddito di cittadinanza. Abbiamo fatto richiesta e il primo sussidio dovrebbe arrivare a metà mese”.
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Il Messaggero