A rivedere il film #unbacio. Il bullismo è una cosa seria e bisogna parlarne, anche e soprattutto con il...
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Il bullismo è una cosa seria
e bisogna parlarne, anche e soprattutto
con il linguaggio dei ragazzi
@AleMiglioz
Daniela: «Sei inutile alla società». Luis: «F..., non dovete esistere». Matteo: «Ti do fuoco». Valentina: «Hai messo il tanga leopardato oggi?». L’odio su Whatsapp, tutto per lui. «Caro diario, mi vergogno di quello che sono. Non ho amici, non parlo con nessuno. Sono bullizzato, si dice così? Mi piacciono i ragazzi. È una colpa? Ieri mi hanno deriso e insultato davanti a tutti. Nessuno ha fatto niente. Ho pensato alla mia vita: fa schifo. E se la facessi finita?». Altra scuola, stessa crudeltà. «I compagni mi detestano, hanno ragione a chiamarmi mezza figura. E adesso cosa dico a casa? Sono caduto? Ho preso una pallonata all’occhio?». Storie di quotidiana e ossessiva cattiveria, le raccontano i ragazzi, quelli che subiscono e quelli che si ribellano. I video girati dagli studenti ora sono sul social media wall con l’hashtag #unbacioexperience. Mostrano i biglietti gialli di insulti lasciati sul banco, «femminuccia», «sfigato». E i cartelli bianchi di risposta: «Via i bulli da questa scuola». Per un anno il film di Ivan Cotroneo, “Un bacio” (Lorenzo, il protagonista che si laccava le unghie, muore di pregiudizi) ha viaggiato nelle scuole di tutta Italia, ha fatto piangere e discutere 30mila ragazzi. L’ultima tappa della maratona voluta dal Miur l’altra sera al cinema Sacher. I numeri: un ragazzo su 5 è stato almeno una volta vittima di bullismo, tre su 10 hanno messo like su post di offese a compagni, il 28 per cento non denuncia. «Valle a dire certe cose – commenti a bassa voce, a fine dibattito – Lo sai come finisce, no? Che ti chiamano tr.... Pure se la vittima sei tu». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero