Dossier sul Pd romano, Barca: partito pericoloso ci sono troppe clientele

Dossier sul Pd romano, Barca: partito pericoloso ci sono troppe clientele
Un partito «al collasso», vittima di correnti e clientelismo, incapace non solo di rappresentare ma persino di dialogare con il proprio territorio di riferimento. Un partito...

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Un partito «al collasso», vittima di correnti e clientelismo, incapace non solo di rappresentare ma persino di dialogare con il proprio territorio di riferimento. Un partito «cattivo, ma anche pericoloso e dannoso», dove «non c'è trasparenza e neppure attività, che lavora per gli eletti anziché per i cittadini e dove traspaiono deformazioni clientelari e una presenza massiccia di “carne da cannone da tesseramento”». Ecco il primo rapporto choc sul Pd romano che Fabrizio Barca ha consegnato al commissario del Pd cittadino Matteo Orfini. L'ex ministro del governo Monti a dicembre, subito dopo i primi arresti per Mafia Capitale, aveva ricevuto l'incarico di «mappare» i 110 circoli democratici presenti in città. Una «ricognizione approfondita» per capire cosa «limita, indebolisce e inquina la vita» delle sezioni, tra «interessi esterni», «incapacità di organizzarsi» e la «ripetizione di riti stanchi, non ospitali, noiosi».




I CIRCOLI

Nel suo rapporto intermedio - l'indagine ha riguardato finora 40 circoli, sarà completata entro maggio - Barca ha evidenziato la presenza di 3 “modelli” di partito: un Pd «cattivo e pericoloso», quello delle clientele «da 200 tessere in due ore», un Pd «dormiente, con potenzialità ma poco aperto al territorio» e un Pd «buono, che esprime progetti, ma a cui manca il metodo». Un partito, quest'ultimo, che quasi sempre finisce per «subire inane lo scontro correntizio, le scorribande dei capibastone, e che svolge un'attività territoriale, ma senza capacità di rappresentare la società del proprio quartiere». Un Pd a due facce, che lo stesso commissario Orfini paragona a Dr Jekyll e Mr Hide, twittando: «Dr Partito e Mr Democratico».

L'indagine è condotta da un team di 30 ricercatori, coordinati da Barca, che stanno passando al setaccio tutte le sezioni territoriali.

LE MINACCE

Un viaggio tra i potentati locali democrat che spesso, racconta Barca, ha incontrato non poche resistenze. A volte addirittura minacce. «C'è chi, alla prima telefonata, ha risposto: 'Provace a venì qui che poi vedemo'». Oppure chi si chiedeva «ma cosa vogliono questi professorini?». L'indagine però, tra le difficoltà, sta andando avanti. Anche se ancora Barca non vuole fornire stime sulla capacità di penetrazione di correnti e clientele nella vita dei circoli territoriali. «Quanto 'partito buono' e 'partito cattivo' abbiamo sinora scoperto? È una domanda a cui non è possibile rispondere fino a che non avremo intervistato l'ultimo circolo e riletto l'insieme dei risultati». Che arriveranno solo a maggio.



GLI INTERROGATORI


Nel frattempo sono stati ascoltati anche gli ultimi tre segretari del Pd romano: Guido Milana, Marco Miccoli e Lionello Cosentino, il politico che Salvatore Buzzi, in un'intercettazione con Massimo Carminati, definiva «amico nostro». A loro è stato chiesto conto di «modalità e ragioni del collasso del partito romano», che nel tempo è riuscito a sfuggire al «coordinamento» dei vertici nazionali. In attesa dei risultati dell'inchiesta interna, prosegue l'attività di azzeramento dei vertici locali portata avanti da Orfini: dopo Ostia, una settimana fa sono stati commissariati anche i vertici di altri due municipi: il II e il VI. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero