Buche, ecco il tariffario dei corrotti: «3% ai dirigenti per evitare controlli»

Buche, ecco il tariffario dei corrotti: «3% ai dirigenti per evitare controlli»
Non ammetteva errori ne sviste, il meccanismo svelato dall’operazione dei carabinieri del Noe (coordinati dal vice comandante, il ”capitano Ultimo” Sergio De...

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Non ammetteva errori ne sviste, il meccanismo svelato dall’operazione dei carabinieri del Noe (coordinati dal vice comandante, il ”capitano Ultimo” Sergio De Caprio) che ha portato all’arresto di sette funzionari del comune di Roma accusati di corruzione per appalti soprattutto di manutenzione straordinaria.


Secondo i verbali dei due imprenditori arrestati ad ottobre scorso, Luigi Martella e Alessio Ferrari, che hanno accettato di parlare dopo che nel loro ufficio è stata sequestrata la pen drive con tutte le tangenti, nell’ufficio Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana di via Petroselli, il Simu, la regola fissa era del 3%: «Di solito - ha raccontato Ferrari - il pagamento era del 3% sull'importo netto, decurtato del ribasso d'asta. Non c'era bisogno di grande contrattazione, valeva questo sempre e per tutti, a quanto so io». Il sistema, dice ancora Ferrari, era basato appunto sul risparmio rispetto al capitolo di appalto assegnato: «Va premesso che di solito il progetto è già redatto dal direttore dei lavori, (che è quello che riceve il pagamento ndr); e, di solito, preparano il progetto con dei margini piuttosto larghi. Cosicché possono dire: "ti ho preparato un progetto dove puoi guadagnarci tu e posso guadagnarci io"». Al momento dell’esecuzione, però, una parte dei lavori sparisce.

I FINTI RISPARMI
«Si risparmiava sullo spessore dell'asfalto, sulla fresatura (cioè quello che levi) e sulle bonifiche, vale a dire la parte inferiore del sottofondo. Per capirci, può funzionare così: se devi scavare 20 cm, ti fanno fare 10». Ma occasione di risparmio erano anche i sui tombini e i sampietrini: «Se si dovevano pulire 10 fognoli, ci accordavamo per pulirne solo due, e così via» Il caso dei sampietrini aiuta a spiegare il meccanismo: «Se si trattava di rifare un selciato e il capitolato indicava 20.000 mq di sampietrini si concordava ad esempio che la rimozione, invece di essere fatta a mano - come nel capitolato - ce la facessero fare in altro modo». Il pagamento però era sempre per la costosa operazione a mano: «Noi - spiega l’imprenditore Ferrari - nei Sal poi mettiamo, falsamente, che è stato rimosso a mano con rimborso quindi di costi non sostenuti». Martella, che nel settore è affermato da anni, poteva contare su vari metodi per reperire i contanti. Come nota il gip, infatti, «la sua "cassa" è frequentemente alimentata da contante proveniente in generale dall'attività degli Alberghi da lui controllati».

Il meccanismo era generalizzato, aggiunge ancora Ferrari: «Che le devo dire? Io so che è un sistema di richiesta generalizzata da parte dei funzionari del Comune nel settore della manutenzione urbana; credo quindi che chiedessero anche agli altri come costantemente chiedevano a noi. E' una facile deduzione, ma non potrei dire di saperlo in senso diretto. Certo a via Petroselli è un vero sistema». Anche l’imprenditore Martella, che sarebbe stato l’apice del meccanismo, ha confermato a verbale tutte le accuse, spiegando che i lavori extra erano in realtà mazzette.

I POLITICI
Nel carcere di Regina Coeli sono finiti Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis, del dipartimento Simu; Roberto Brondi, Piero Seguiti, Doriano Carbonari e Paolo Fornaciari, impiegati rispettivamente presso i Municipi V, IX, X e XII di Roma e Franco Ridenti, tecnico della Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata. Nei confronti di altri tre indagati - Fabio Stefano Pellegrini del Simu, Luca Gaveglia del Municipio IV e Giampietro Cirilli, già funzionario del Municipio VIII, ora pensionato - il gip non ha accolto la richiesta di arresto. Indagati a piede libero anche altri 8 funzionari ed ex funzionari.


Il dubbio è che ad essere a conoscenza dei pagamenti in sei municipi per un totale riscontrato di almeno 600mila euro fosse anche qualcun altro. E’ un collaboratore di Martella a parlare al telefono dei contatti coi politici: «Martella tra virgolette non fa un cazzo... io e il cugino, gestiamo tutta quanta la roba edile, quindi tutte e sei le imprese le gestiamo noi, le gare, noi a lui lo mandiamo soltanto quando c'è di andare a parlare con la parte politica, poi dopo finita la parte politica entriamo io e lui». Sull’esistenza di un vero e proprio livello politico, però, i pm Stefano Pesci e Alberto Pioletti hanno deciso di avviare ulteriori verifiche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero