Buche a Roma, segnaletica e radici: «Si paga l'assenza di lavori»

Le buche, i dossi provocati dalle radici sporgenti degli alberi, e poi ancora gli attraversamenti pedonali sbiaditi, la segnaletica orizzontale e verticale cancellata od offuscata...

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Le buche, i dossi provocati dalle radici sporgenti degli alberi, e poi ancora gli attraversamenti pedonali sbiaditi, la segnaletica orizzontale e verticale cancellata od offuscata dalle fronde degli alberi. Fino alle soste selvagge che coprono la visuale di automobilisti e scooteristi e i cassonetti dell'immondizia collocati negli angoli sbagliati delle strade.

Si conoscono da anni eppure da anni è quasi impossibile sradicare le cause principali che contribuiscono a mantenere elevato l'indice degli incidenti e che - a detta di moltissime associazioni di vittime della strada - sono in larga parte da ricondurre alla scarsa manutenzione di arterie, consolari, incroci e segnaletica.

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I NODI
La Fondazione Ania, che soltanto per mettere in sicurezza gli attraversamenti pedonali ha rifatto ex novo negli anni scorsi più di 500 strisce pedonali, analizza l'elenco delle cause che fanno della Capitale una delle città più pericolose d'Italia. «In ambito urbano la manutenzione stradale non adeguata non è solo causa ma anche concausa degli incidenti - spiega Umberto Guidoni segretario generale della fondazione Ania - con ingenti ripercussioni sulla cosiddetta la mobilità debole. C'è bisogno di tutelare le piste ciclabili, gli attraversamenti pedonali, mentre in ambito extraurbano ad esempio a 100 chilometri orari è chiaro che la velocità di per sé è un pericolo ma viene amplificato laddove ci sia una scarsa manutenzione».

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Il problema principale sulle strade della Capitale riguarda le buche. La spesa dei rimborsi erogata da Assicurazioni Roma per conto del Campidoglio nel 2017 aveva raggiunto i sette milioni di euro - quasi il 40 per cento del premio annuale (17 milioni e mezzo) versato da Palazzo Senatorio per tante altre voci nella polizza All inclusive - per poi quasi raddoppiare nel 2018, dove si è arrivati a una stima di 13 milioni da risarcire per circa 4.500 sinistri. Ma a pesare è anche la vegetazione incolta che offusca i cartelli.
«La visibilità della segnaletica sia orizzontale che verticale è un fattore di protezione molto importante - conclude Guidoni - ma spesso è coperta da alberi e arbusti oppure è vetusta e induce in errore il conducente. Capita anche che la sosta selvaggia o il posizionamento errato dei cassonetti dell'immondizia contribuiscano a ridurre la visibilità per i guidatori soprattutto negli incroci».

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EMERGENZA VERDE
Purtroppo a incidere negativamente sulla copertura dei cartelli è anche l'assenza del maxi appalto da 60 milioni di euro per la manutenzione verticale delle piante. La procedura bandita a dicembre dello scorso anno è ripartita soltanto poche settimane fa dopo i ritardi sulla composizione della commissione giudicatrice e la sostituzione del presidente che, gravato dal troppo lavoro, ha abbandonato il ruolo i primi di maggio costringendo l'amministrazione a ricomporre la commissione. Tutti questi fattori, sommati senz'altro anche alla distrazione di chi è alla guida o cammina per strada, hanno fatto elaborare proprio all'Ania un indice di strade pericolose, tirato giù anche grazie alle innumerevoli segnalazioni dei cittadini. Il cosiddetto Black-point che annovera tra le strade più pericolose ma anche più malandate i Lungotevere, piazzale della Radio, ma anche la via del Mare, la Colombo, l'Aurelia e la Pontina.

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Il Messaggero