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Un amore nato nel lontano 1992 quando lei, bionda, bellissima e appena arrivata a Roma dalla Polonia inizia a lavorare nella società di quello che sarebbe diventato il suo futuro compagno di vita. Una relazione finita in tribunale, dove la 56enne I.P. si è seduta sul banco degli imputati con l’accusa di maltrattamenti. Vittima Lorenzo (nome di fantasia), di 27 anni più anziano della compagna.
Una la ragione per la quale - secondo l’83enne - la donna lo avrebbe più volte maltrattato verbalmente e fisicamente tanto da farlo sentire in pericolo nel loro appartamento di via Ostiense: «l’abuso spasmodico di alcool». Giovedì mattina davanti al giudice monocratico di piazzale Clodio è comparsa l’imputata che ha reso esame cercando di smontare le accuse e fornendo la sua versione dei fatti contestati. «Bevevamo insieme a cena ma non in maniera eccessiva, come chiunque birra e vino - ha dichiara in aula - ed è lui che mi ha sempre picchiata in tutti questi anni. Non sono mai andata a farmi refertare le botte subite. Ho accettato la situazione perché ero innamorata. Cosa posso farci vostro onore?».
LE MANI AL COLLO
Eppure il racconto dell’uomo è ben diverso e agli atti ci sono due episodi in particolare nei quali la 56enne avrebbe perso il controllo.
Il 6 dicembre 2019 avrebbe «scavalcato la ringhiera del balcone minacciando di tagliarsi le vene in un tentativo di suicidio». Pochi i mesi di distanza trascorsi tra i due episodi, fermamente contestati dalla donna in aula. «A luglio quando eravamo in barca è lui che ha dato in escandescenze quando ho chiesto spiegazioni sul perché avesse intestato la macchina aziendale a un suo conoscente senza prima interpellarmi, la società è di entrambi - ha raccontato la 56enne - e lui mi ha dato un calcio, uno schiaffo e ha aperto il cassetto della cucina per prendere il coltello e puntarmelo alla gola».
ESILIATO IN BARCA
Insomma due versione opposte. Quello che è certo però è che adesso Lorenzo a 83 anni si trova a vivere in barca a Nettuno invece che nel suo bell’appartamento di via Ostiense. Una delle due figlie dell’uomo, chiamata come testimone, ha confermato il clima di tensione vissuto negli anni dal padre e dalla sua compagna. «Lui ha le chiavi di casa e può entrare quando vuole - ha esclamato l’imputata in aula - non sono certo io ad impedirlo». Fatto sta che Lorenzo da dicembre 2019, dopo quei due episodi, in quell’appartamento non vuole metterci piede per paura della sua incolumità.
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