È arrivata al pronto soccorso del policlinico Umberto I, accompagnata da mamma e papà. La piccola Aicha, una bimba di origine marocchina, aveva solo sei anni quando...
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Come emerge dagli atti, il dottore avrebbe somministrato alla bimba un dosaggio eccessivo di cortisone, che avrebbe provocato l'aggravarsi della patologia latente e, di conseguenza, la morte della paziente. Come si legge nel capo d'imputazione, il sanitario «per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia», avrebbe determinato il decesso. In particolare, avrebbe prescritto alla piccola «una terapia non adeguata come trattamento terapeutico della glomerulonefrite post-infettiva dalla quale la minore era affetta». In questo modo avrebbe determinato «un'evoluzione fulminante e fatale della varicella già contratta dalla paziente». I fatti risalgono al 2014. È il pomeriggio del 30 marzo quando Aicha inizia a piangere perché ha forti fitte alla schiena. I genitori portano la piccola al policlinico Umberto I, dove i medici scoprono che ha un'infezione renale. A questo punto, per l'accusa, un sanitario del reparto di Nefrologia somministra alla bimba un dosaggio molto elevato di cortisone.
LA RICADUTA
Il 10 aprile Aicha viene dimessa, ma ha una ricaduta. Le condizioni sono critiche: il sospetto degli inquirenti è che l'eccessiva dose di farmaco abbia provato un effetto collaterale. Le difese immunitarie della bimba, già basse a causa della patologia renale, sarebbero crollate facendo scoppiare un'infezione fulminante da varicella di tipo zoster. La complicanza è fatale: la piccola muore il 24 aprile. I genitori di Aicha, difesi dall'avvocato Marcello Marino, sporgono denuncia. È il consulente della Procura a evidenziare il possibile errore. Per il perito, la somministrazione di cortisonici aumenterebbe il rischio di contrarre la malattia infettiva nei pazienti non immunizzati. Nel caso di Aicha, lo sbaglio sarebbe stato fatale.
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Il Messaggero