Lo «scostamento» di 300 milioni di euro nel bilancio consolidato del Campidoglio - approvato venerdì sera dal consiglio comunale nonostante il parere negativo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I FORNITORI
Il risultato pratico è che il Comune vanta nei confronti della municipalizzata un credito nominale molto superiore a quello reale. Una circostanza, quest'ultima, che potrebbe far sollevare il sopracciglio ai creditori privati: quelli, per intenderci, che avanzano nei confronti dell'Atac crediti per oltre 300 milioni, e che potrebbero sentirsi danneggiati da una sopravvalutazione dei soldi che spetterebbero al Campidoglio nell'ambito della procedura del concordato. I fornitori potrebbero quindi puntare il dito proprio sulle carenze nei documenti contabili messe in evidenza dall'Oref, rendendo più difficile l'approvazione del documento finale che sarà sottoposto al vaglio dei giudici.
LA BOCCIATURA
In sostanza, l'approvazione del bilancio consolidato non chiude tutti i problemi. «Il parere dell'Oref non è vincolante, ma è comunque un parere negativo di un organo tecnico - osserva Filippo Satta, professore emerito di Diritto amministrativo - Non ha effetti immediati, ma si apre a comprensibili reazioni politiche». Il documento approvato dall'assemblea capitolina «è falso, perché non considerano gli sbilanci di Ama e Atac, che valgono circa 700 milioni di euro - sottolinea Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini in aula Giulio Cesare - Il dissesto così è alle porte: loro tirano a campare e nascondono la polvere sotto il tappeto, per poter assumere 500 nuovi dipendenti comunali in vista delle Politiche. Ma i nodi verranno inevitabilmente al pettine, e il conto lo pagheranno i cittadini».
IL BUCO
Senza contare un altro aspetto controverso, nel rapporto tra i bilanci dell'amministrazione comunale e l'azienda di via Prenestina, che potrebbe pesare sul risultato finale del concordato preventivo. La riduzione delle spettanze dei creditori, prevista da questo strumento normativo per consentire all'azienda in difficoltà di saldare i propri debiti senza fallire, riguarderebbe anche (e soprattutto) l'amministrazione comunale, che potrebbe veder ridotta anche drasticamente quella cifra - 477 milioni, appunto - che fino a oggi permette al Campidoglio di avere spazi di spesa coperti proprio da quel credito nei confronti della propria controllata, inserito puntualmente nelle voci attive di ogni bilancio di previsione di Palazzo Senatorio.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero