Il Campidoglio per salvare i suoi conti deve vendere «le partecipazioni societarie che non perseguano obiettivi istituzionali», valorizzare «il patrimonio...
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LE MISURE
I revisori rilevano, tra i vari problemi, «il costante ricorso all'anticipazione di tesoreria, che denota la carenza cronica di liquidità», ma anche «l'ingente importo dei pignoramenti da parte dei terzi nei confronti di Roma Capitale, che evidenzia l'incapacità dell'Ente di provvedere al pagamento dei propri debiti nei modi e nei tempi stabiliti dalla legge». Per questi motivo l'Oref prescrive all'amministrazione capitolina «il rispetto del piano di riequilibrio», rispetto al quale «appare indispensabile la dismissione» delle partecipate di secondo livello e «la razionalizzazione delle società rientranti nel perimetro di Roma Capitale». Insomma, quel piano di privatizzazione e liquidazione delle partecipate previsto nell'accordo siglato quasi tre anni fa con il Governo e, almeno sul fronte delle aziende, rimasto lettera morta, o quasi.
L'ITER
Dopo il via libera di ieri da parte della commissione bilancio - hanno votato a favore i consiglieri del M5s e si sono astenuti Pd, Fdi e Forza Italia - oggi la manovra di assestamento approderà in assemblea capitolina. Per questa sera è stato fissato il limite per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno, poi la discussione proseguirà lunedì, con l'obiettivo di arrivare all'approvazione definitiva entro il 31. «In soli otto giorni abbiamo dovuto affrontare un assestamento: di fatto è un documento ragionieristico che prende atto della situazione che abbiamo trovato e garantisce l'equilibrio dei conti», spiega il presidente della commissione bilancio Marco Terranova (M5s). «Proponiamo un emendamento che chieda al Governo di mettere a disposizione i 200 milioni della gestione commissariale - sottolinea Davide Bordoni (Fi) - In modo da poter intervenire sulle reali emergenze della città: dalla pulizia alle buche, alla sicurezza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero