Sul bilancio di Roma, lo scontro comincia fuori dall'aula. Con il sindaco Marino che twitta «basta giochi di potere» e Alfio Marchini che gli risponde: «Giochi di potere,...
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COLPO DI MANO
Il colpo di scena arriva alle 20.30, tra un intervento e l'altro di colui che sta diventando protagonista dell'ostruzionismo in aula per il centrodestra contro il bilancio, Dario Rossin (Fdi). Sul piatto ci sono 230mila ordini del giorno dell'opposizione: il presidente del consiglio, Mirko Coratti, spiega che 500 di questi ordini del giorno, sulla prima delibera propedeutica al bilancio, non sono ammissibili e quindi vengono cancellati. Dai banchi del centrodestra si precipitano verso il banco più alto, quello di Coratti, divenuto celebre sul web per le immagini video di domenica scorsa, con Rossin che prima smussa con il gomito il capo di Marino, poi molla una manata molto meno involontaria al capogruppo di Sel (per queste azioni “di gioco” lo stesso Rossin ha deciso di autosospendersi, per una giornata, ma sconterà la squalifica dopo il bilancio se mai sarà approvato).
Per fortuna stavolta l'assalto al presidente è indolore, Marino non è in aula e tutto si risolve con la sospensione della seduta, ma anche con i nervi a fior di pelle. Il motivo è duplice: questa prima prova di forza della maggioranza, che aveva chiamato a raccolta in sala tutti i presidenti e i consiglieri di municipio del centrosinistra che chiedono l'approvazione del bilancio, è un segnale di come proseguirà la maratona. L'obiettivo è tagliare al massimo la montagna di carta - anzi di file - che hanno presentato tutti i gruppi di centro destra (Ncd, Pdl, Fi e Fdi) e la Lista Marchini, per approvare il bilancio entro il 30 novembre. Ma a rendere ancora più veemente la reazione del centrodestra al colpo di mano del centrosinistra c'erano i fatti nazionali, il voto della decadenza di Silvio Berlusconi. Giordano Tredicine, che per ore non è andato né con Fi, né con Ncd, ma è stato autorizzato a utilizzare il marchio del Pdl, ieri l'ha sintetizzata in questo modo, la sua «teoria della ritorsione»: «Renderemo pan per focaccia al Pd, in Aula Giulio Cesare, per quello che ha fatto a Berlusconi al Senato. L'obiettivo è di mandare a casa Marino». Infuriato il capogruppo di Fdi, Fabrizio Ghera: «Regolamento violato ancora, denunceremo questa nuova dimostrazione di illegalità». Ribatte Fabrizio Panecaldo, Pd (coordinatore della maggioranza): «Gli ordini del giorno sono stati ritenuti inammissibili in base all'articolo 67 che dice che non erano attinenti alla delibera in oggetto». In totale ci sono 254mila tra ordini del giorno ed emendamenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero