Raggi-Berdini, tregua armata: spunta il fronte pro assessore

Raggi-Berdini, tregua armata: spunta il fronte pro assessore
Gli dicono: «Tieni duro». E lui, Paolo Berdini, risponde con i pugni in tasca: «Io non mollo». E dentro di sé, magari, pensa e si ripete anche al...

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Gli dicono: «Tieni duro». E lui, Paolo Berdini, risponde con i pugni in tasca: «Io non mollo». E dentro di sé, magari, pensa e si ripete anche al celeberrimo «resistere-resistere-resistere». L'assessore all'Urbanistica - che a Il Messaggero ha confessato di sentirsi vittima di «manovre» e che ha dettato alla sindaca Raggi le condizioni su Tor di Valle: o saltano le torri dell'ecomostro o si dimette - ha un partito all'interno del M5S che lo sostiene. Una Curva Sud, per lui che nasce nella giunta grillina come «assessore stadista», che va dalla deputata Roberta Lombardi e arriva fino a Marcello De Vito, presidente dell'Assemblea Capitolina, più altri pezzi di maggioranza, compreso Paolo Ferrara, il capogruppo. Tra i pentastellati c'è chi parla così: «Vogliono portare Berdini a dimettersi per sostituirlo con un nome più vicino a Frongia e Raggi». In quest'ottica è girato il nome di Emanuele Montini, direttamente da Italia Nostra, già all'ufficio legislativo del gruppo M5S. Il caso dell'assessore è però congelato. Uscirà dal freezer quando il dossier Tor di Valle entrerà nel vivo, i primi giorni di gennaio. Per ora è tregua armata.

Ieri la sindaca Raggi non ha gradito l'intervista di Berdini e ha fatto trapelare l'ennesimo ultimatum nei suoi confronti: deve avere un rapporto diverso con la maggioranza, deve cambiare metodo. A microfoni accesi l'inquilina del Campidoglio ha minimizzato: «Va tutto bene e ci vedremo anche la prossima settimana per lavorare». Nel frattempo le strategie della guerra fredda continuano. Rocco Casalino, capo del verbo pentastellato, avrebbe dato ordine al Campidoglio di non far comparire più l'assessore nella comunicazione ufficiale per mandargli un segnale.
Sullo sfondo gira anche un altro ragionamento: visto il delicato quadro politico nazionale per il M5S, non è il caso di mandare segnali negativi dalla tormentata Roma.

L'INCONTRO
Quindi in Comune si lavora sul medio termine, quando magari il futuro del Governo e l'eventuale data dal voto anticipato saranno cosa nota. Ieri, un po' a sorpresa, l'assessore nel mirino si è presentato alla cerimonia dell'Immacolata a piazza di Spagna insieme ai colleghi della giunta e a De Vito. Saluti e pacche sulle spalle. «Resisti». «Non mollare». «Le sue dimissioni? Irreali», ha tagliato corto Paola Muraro, responsabile dell'Ambiente. Con Raggi solo un «cordiale» saluto prima che arrivasse il Papa. Finita la cerimonia Berdini se n'è andato via da solo. Il resto della comitiva è salita all'ambasciata spagnola per un ricevimento. Stefano Fassina, da sinistra, gli ha fatto recapitare questo messaggio: «Sono con te, sì allo stadio ma no alle speculazioni edilizie».

LE REAZIONI

Rimane il problema politico grande come una casa, o meglio come il milione di metri cubi di Tor di Valle. «Per i grillini governare Roma è un affare correntizio, una guerra tra bande», attacca il capogruppo di FdI Fabrizio Ghera. Il dem Giulio Pelonzi sottolinea che «l'incapacità decisionale non è solo il frutto dell'inesperienza amministrativa, ma anche dello scontro tra posizioni radicalmente diverse costrette a convivere dal sogno di una vicina vittoria alle prossime politiche». Solo così, si spiega, per Pelonzi, «il no alle Olimpiadi imposto da Grillo e a compensazione la conferma della Muraro e di Marra nonostante le polemiche e le inchieste».
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Il Messaggero