«Addio riunioni e carriera, ricomincio dai libri»

Foto di Fabio Lovino
Da dipendente a madre imprenditrice. Quale è stata la molla che ha spinto Benedetta Biondi ad aprire una libreria per bambini? ...

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Da dipendente a madre imprenditrice. Quale è stata la molla che ha spinto Benedetta Biondi ad aprire una libreria per bambini?

«Voler vivere di creatività. Dopo dieci anni alla Baxter come Human Resource Manager, ho capito che non era più il mio mondo. Vedevo e vedo tutt'ora il lavoro come una cosa che mi deve gasare; aver aperto C'era due volte mi ha cambiato la vita, ma se ripenso a cinque anni fa, quando ero all'inizio del cammino, mi tremano le gambe».

Rifarebbe tutto da capo?
«Quella di lasciare il certo per l'incerto è stata una scelta sofferta, l'ansia e il senso di precarietà all'inizio non mi lasciavano sola. Il primo anno di libera professione avrò dormito sì e no due notti. Eppure non tornerei mai indietro. Se sei abituata al bonifico mensile, l'incertezza del lavoro autonomo ti travolge l'esistenza e ti cambia la testa, ma in meglio».

Cosa l'ha spinta a rivoluzionare la sua vita?
«La mia fortuna è stata aver avuto un capo con cui confrontarmi. Inizialmente il mio ruolo nella multinazionale farmaceutica americana era strategico e delicato, ma al ritorno dalla seconda maternità è stato, come dire, ridimensionato. Dopo l'ennesimo file excel in cui valutavo e analizzavo i pro e i contro del salto nel vuoto, ho sentito intensamente che le mie esigenze non matchavano (non abbandona mai il gergo manageriale, ndr.) più con quelle dell'azienda. Ironia della sorte, i ruoli si sono capovolti: oggi la Baxter è diventata un mio cliente: organizzo i Christmas Campus per i figli dei dipendenti!».

È moglie e madre di tre bambini. In famiglia l'appoggiano tutti?
«All'epoca mia madre la prese malino: ancora piange! Ma se non ci fosse stato mio marito Fabrizio a supportarmi e sopportarmi da subito, nulla di tutto questo sarebbe potuto accadere. Gli sarò eternamente grata. È lui a vivere il carico gestionale più grosso: segue i ragazzi nello sport, li porta alle feste dei compagni di classe e va ai colloqui con i maestri. A molti risulta ancora incredibile che sia lui a farlo e non io, eppure è un segno dell'evoluzione dei tempi».

E i suoi ragazzi cosa ne pensano?
«Sono entusiasti. Matilde ha dieci anni, Michelangelo sette mentre l'ultimo arrivato Edilu ne ha compiuti sei. Edilu quando gli chiedono chi sia si presenta così: Sono il figlio di C'era due volte. Per loro la libreria è una stanza in più, un'appendice di casa, anche perché è proprio davanti la loro scuola. Spesso vengono a fare merenda qui, ma non restano: trovo poco professionale lavorare con i propri figli».

Nel 2013 una donna che apriva un'attività commerciale a Conca d'Oro poteva risultare un evento. Come è stata accolta?
«C'era due volte esiste e resiste proprio perché fa parte di una realtà di quartiere. Con le mamme ormai ci conosciamo tutte, c'è sintonia ma solo quando i negozianti mi hanno aggiunto nella loro chat di WhatsApp, ho capito di avercela fatta: ero una di loro!».

Prima di entrare in Baxter ha seguito un master in risorse umane alla Bocconi e uno stage alla Technogym. La libreria ne ha giovato?
«Molto, tra la definizione di obiettivi annuali e questionari di gradimento, in un primo momento i ragazzi mi prendevano in giro (Benedetta ha tre dipendenti e quattro collaboratori), ma ora anche se piccola, la struttura viene gestita con ordine e secondo precise procedure. E così le persone crescono, acquistano competenze e lavorano in autonomia».

Cosa ha imparato da questa seconda vita?

«Ho capito che bisogna fare rete e credere in se stesse. Il senso di libertà che scaturisce dal mettere in pratica un'idea è unico. E inizia a piacermi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero