«Più pulito della barba umana», è la rivincita del manto canino

«Più pulito della barba umana», è la rivincita del manto canino
E’ una di quelle ricerche destinate a far discutere e a mettere in discussione quello che dovrebbe essere uno dei luoghi comuni più diffusi, relativamente ai nostri...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
E’ una di quelle ricerche destinate a far discutere e a mettere in discussione quello che dovrebbe essere uno dei luoghi comuni più diffusi, relativamente ai nostri amici a quattro zampe. Sembra, infatti, che il pelo dei cani non nasconda una quantità significativa di batteri. O meglio: non la nasconde, rispetto, ad esempio, alla barba umana. Sembrerebbe una fake news, se lo studio in questione, firmato dalla clinica svizzera “Hirslanden”, non fosse stato pubblicato sulla rivista European Radiology. Gli esperti hanno confrontato campioni di batteri ottenuti dalla barba di 18 uomini, con quelli di 30 cani (tra questi: border collie, bassotti e pastori tedeschi).


E la conclusione è di quelle che spiazzano: «Il manto canino può essere considerato pulito, rispetto alla barba maschile», hanno fatto notare i ricercatori. Il motivo? Per lo studio, le barbe degli uomini ospitano più microbi, che, tra le altre cose, sono significativamente più patogeni per gli esseri umani. E’ chiaro che lo studio si basa su un campione limitato e, quindi, non può essere tradotto in una regola generale. Il prossimo passo sarà quello di mettere e confronto i capelli delle donne con lo stesso pelo canino. E chissà che anche in questo caso non ci sia una grossa sorpresa “batterica”. 

marco.pasqua@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero