Roma, evasione fiscale e bancarotta: 160 milioni sequestrati e 22 indagati. Anche ex presidente di Confcommercio

Roma, evasione fiscale e bancarotta: 160 milioni sequestrati e 22 indagati. Anche ex presidente di Confcommercio
I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, stanno eseguendo un provvedimento di sequestro preventivo, per un valore...

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I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, stanno eseguendo un provvedimento di sequestro preventivo, per un valore complessivo di oltre 160 milioni di euro, emesso dal Tribunale del Riesame di Roma, nei confronti di 22 persone, indagate per reati fiscali e bancarotta fraudolenta, con l' aggravante della transnazionalità, commessi tra il 2010 ed il 2015.


Gli accertamenti hanno interessato l'ex presidente di Confcommercio Roma, Cesare Pambianchi e il suo ex socio Carlo Mazzieri. I due commercialisti erano già arrestati nel giugno 2011 e recentemente sono stati condannati in primo grado per condotte analoghe a quelle ora contestate. «Questa volta - rileva la Gdf - i due professionisti avevano formalmente separato la propria attività professionale continuando, in realtà, a collaborare, agevolando l'evasione fiscale di imprenditori che si erano loro rivolti e salvaguardandoli da ogni forma di responsabilità».

«L'obiettivo di non versare le imposte all'erario, restando impuniti - prosegue il Nucleo - poteva essere perseguito sia attraverso il trasferimento all'estero della parte di società gravata dei debiti erariali, sia attraverso la sua messa in liquidazione. In entrambi i casi era necessario ottenere la cancellazione dal registro delle imprese, così da impedire il fallimento dell'azienda e rendere dunque impossibile per l'erario riscuotere quanto dovuto».


Emblematico è il caso di un gruppo imprenditoriale che, da anni, annunciava mediaticamente la chiusura definitiva del noto magazzino di abbigliamento Mas e che poi, invece, risultava continuare senza sosta la propria attività: bastava, in questi casi, diffondere notizie circa le proprie difficoltà economiche e poi trasferire fittiziamente il marchio a una nuova azienda senza poi assolvere ai debiti maturati nel tempo. Tra le persone indagate, oltre ai due commercialisti, ci sono imprenditori operanti nei settori più disparati (call center, telecomunicazioni, l'intrattenimento, la torrefazione, il commercio di autoveicoli o di abbigliamento).  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero