Quattro persone arrestate dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Roma con l'accusa di far parte di un'associazione a delinquere finalizzata a...
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I DEBITI
Una volta accumulati ingenti debiti tributari, le bad company venivano intestate a compiacenti «prestanome» e il «pacchetto» dei clienti veniva trasferito a nuove entità giuridiche (good company), che, peraltro, avevano denominazioni molto simili alle precedenti. In ragione della sistematica evasione delle imposte - che non versavano - le società potevano vendere i prodotti a prezzi molto convenienti, inferiori del 15-20% rispetto a quelli praticati dalla concorrenza, alterando così il mercato del settore. Il giudice per le indagini preliminari evidenzia la «spiccata propensione al crimine da parte degli indagati ... i quali non hanno mostrato alcuna remora nell'utilizzare le diverse società allo scopo di realizzare il loro programma delinquenziale, evadendo imposte per somme di assoluto rilievo», pari a oltre 14 milioni di euro. Con l'ordinanza in esecuzione sono stati disposti: la custodia cautelare in carcere nei confronti di F.R., (classe 1952), promotore, capo e organizzatore del sistema; P.R. del 1962, compagna del dominus, che curava la parte commerciale dell'attività e i rapporti con i clienti; gli arresti domiciliari per A.S., del 1947 e F.D.G., «prestanome» cui è stato affidato l'incarico formale di amministratori in varie società del «gruppo». Obbligo di dimora è stato disposti nei confronti di R.P., anch'egli utilizzato per «coprire» la riconducibilità alla coppia di alcune imprese. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero