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Ancora una coop con finalità sociali che viene depauperata e utilizzata per altri fini dagli amministratori responsabili. Questa volta è finita nel mirino degli inquirenti una cooperativa operante nel settore ambientale e incaricata fino al 2021 (anno del fallimento) della raccolta dei rifiuti in vetro in alcuni dei comuni più popolosi e importanti del Lazio, a partire da Roma. Ai domiciliari il suo dominus, una vecchia conoscenza, Franco Cancelli, che era già stato coinvolto, per un episodio di turbativa d'asta ai tempi dell'inchiesta "Mondo di mezzo" in quanto a lui faceva capo la coop "Edera" consorella della "29 giugno" di Salvatore Buzzi. Ora è accusato di bancarotta fraudolenta. La misura cautelare è scattata ieri su esecuzione di un'ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame di Roma dopo l'appello del pm titolare delle indagini. Disposto il sequestro del parco mezzi della società.
GLI ACCERTAMENTI
Gli accertamenti delle Fiamme Gialle del 5° Nucleo Operativo Metropolitano di Roma hanno permesso di appurare come il patrimonio dell'impresa, la Società cooperativa Arcobaleno, con sede in zona Capannelle, sia stato progressivamente depauperato dei suoi asset più rilevanti, subendo, invece, l'addossamento dei debiti maturati da altre società riconducibili all'imprenditore.
Così facendo destinava, di fatto, la società a rimanere inoperante fino alla dichiarazione di fallimento. Scopo che era stato pienamente raggiunto ideando la cessione alla bad company di un ramo d'azienda e l'affitto di un altro, consentendo a nuovi soggetti giuridici così "arricchiti" di proseguire la redditizia attività di raccolta dei rifiuti. Florida l'attività alimentata dalla cooperativa forte di un portafoglio di appalti del valore residuo di ben 14 milioni di euro su cui quindi non pesavano più spese "accessorie" e conti rimasti in sospeso con dipendenti e fornitori. Insomma un meccanismo studiato ad hoc dal dominus con l'aiuto di esperti contabili e di gestione delle imprese e compagini societarie su cui sono ora concentrate ulteriori indagini da parte dei finanzieri del comando provinciale.
I SIGILLI
Un'inchiesta lunga e meticolosa quella portata avanti dalla Procura. Negli anni la cooperativa "decotta" aveva accumulato debiti per un ammontare complessivo di circa quattro milioni di euro, dei quali due verso l'Erario, per imposte e contributi non versati. Un alleggerimento non indifferente che le permetteva di presentarsi agli occhi degli enti appaltanti con prezzi di maggiore favore della fornitura rispetto agli altri candidati i quali, in tutto questo tempo, avrebbero dunque subito un danno indiretto. Gli elementi raccolti hanno permesso di ottenere anche il sequestro di sei automezzi costituenti l'intero parco di autoveicoli appartenuto alla cooperativa, del valore di oltre 500.000 euro, per il ristoro dei creditori. Prima che i mezzi fossero ceduti ad altri.
L'imprenditore dovrà rispondere di bancarotta fraudolenta patrimoniale, preferenziale e documentale per aver cagionato il fallimento della cooperativa. La sua posizione sarà chiarita definitivamente al processo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero