Sulle bancarelle di Roma i 5 Stelle rischiano il cortocircuito. Virginia Raggi inizia a spostarle, ma dal ministero di Luigi Di Maio arriva la doccia fredda: meglio sospendere le...
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L'OPERAZIONE
La giornata di ieri, per Raggi, avrebbe dovuto rappresentare «un risultato storico» dal momento che quelle postazioni «creavano intralcio ai passanti, ma anche una situazione di degrado e di pericolo per gli ingressi all'ospedale». La presidente del II municipio, la piddina Francesca Del Bello, ha sottolineato che ai commercianti «è stata fatta una proposta alternativa ed equivalente in termini di interesse commerciale». Ai 14 bancarellari che hanno dovuto traslocare, il Campidoglio ha assegnato nuove postazioni in via Lancisi, strada poco distante, ma considerata dal Comune «più idonea all'attività di vendita su area pubblica». Non tutti però hanno gradito l'offerta.
A sentire Raggi, l'intervento di ieri mattina sarebbe solo l'inizio, una delle prime tappe del percorso che dovrebbe mettere argine al degrado Capitale, dopo i traslochi delle postazioni sulla Tiburtina e sulla Tuscolana. «La rivoluzione del decoro continua», ha dichiarato la sindaca, «perché i suk arrangiati sui marciapiedi non possono essere più tollerati, soprattutto a ridosso di ospedali o stazioni ferroviarie, come stabilisce il nostro regolamento sulla riorganizzazione del commercio».
Al ministero di Luigi Di Maio però la pensano diversamente. Anche perché i bellicosi sindacati degli ambulanti, subito dopo il blitz per il decoro del Comune, hanno cominciato a rumoreggiare, chiedendo al dicastero una reazione decisa. Dal Ministero dello Sviluppo economico allora ieri trapelava una richiesta diretta a Palazzo Senatorio. Un invito a «valutare la sospensione delle procedure di delocalizzazione in corso». Perché? «Il Mise - ragionano al dicastero di Di Maio - sta portando avanti un lavoro con le associazioni del settore per definire a livello nazionale regole che consentano il commercio su area pubblica, tutelando la concorrenza, la legalità e il decoro urbano». E allora «a fronte di alcune criticità sollevate dalle associazioni, è stato chiesto al Comune di Roma di rafforzare la partecipazione delle parti interessate e di tener conto, anche valutando la sospensione delle procedure di delocalizzazione in corso, del lavoro che si sta portando avanti come governo e con i parlamentari. Senza provocare shock nel settore». Anche se un piccolo shock, in Campidoglio, queste parole potrebbero provocarlo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero