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«Mio cognato e sua moglie erano sul bordo della piscina. Poi, la figlia più piccola, che era in acqua con il fratellino, è uscita e ha detto: “Papà, Stephan è andato via". Lo hanno cercato in ogni angolo, poi mio cognato, nell’acqua salmastra, lo ha visto e ha provato a tirato fuori. Ma non ce l’ha fatta”. Angelo Moreschini è sull’uscio di casa, ha gli occhi lucidi per quel nipotino morto affogato alle Terme di Cretone giovedì pomeriggio “in un modo assurdo e inconcepibile, nessuno dovrebbe morire così”.
La famiglia di Stephan
La famiglia di Stephan era arrivata in Italia dalla Russia subito dopo la fine della pandemia e non era la prima volta che decideva di trascorrere una giornata alle terme. “Doveva essere un posto sicuro - aggiunge lo zio - e invece, se ci fosse stata una grata non sarebbe successo”. Il racconto di quegli attimi è agghiacciante: “Mio cognato ha provato a tirarlo fuori prendendolo per le braccia. Le sue gambe erano entrate nel tubo, ma la pressione dell’acqua era troppo forte”.
Le indagini
Questa mattina, intanto, i carabinieri della compagnia di Monterotondo e i militari della stazione di Palombara hanno svolto un nuovo sopralluogo sotto il coordinamento della Procura di Tivoli, che ha disposto il sequestro dell’impianto termale aprendo un fascicolo per omicidio colposo. Il corpicino del piccolo Stephan intanto è stato trasferito all’istituto di Medicina legale della Sapienza dove nei prossimi giorni sarà eseguita l’autopsia.
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