Una mattina in ospedale, a leggere i libri ai bambini malati

Una mattina in ospedale, a leggere i libri ai bambini malati
Elena, Valeria, Giulia, Rita, stamattina si sono date appuntamento al Gianicolo, al bar di fronte all'ingresso dell'ospedale. Fanno colazione, due chiacchiere, poi entrano...

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Elena, Valeria, Giulia, Rita, stamattina si sono date appuntamento al Gianicolo, al bar di fronte all'ingresso dell'ospedale. Fanno colazione, due chiacchiere, poi entrano ognuna nel suo reparto. Non sono dottoresse né infermiere: sono lettrici volontarie. Fanno parte dell'associazione “Molte voci tanti libri”, che è nata per leggere i libri a chi non può leggere o a chi comunque trova conforto nella compagnia di qualcuno che gli racconta qualcosa. Dopo aver seguito un corso di lettura con un'attrice professionista, dedicano un po' del loro tempo libero ai malati, agli invalidi, agli anziani.


Con l'esperienza hanno imparato a riconoscere i gusti e le prelidezioni letterarie delle persone. Spiega Valeria, che di mestiere è psicoterapeuta: «Agli anziani piacciono tantissimo i “Racconti romani” di Moravia, ci ritrovano la città di quando erano bambini». Aggiunge Giulia, studentessa che sogna un lavoro nel mondo dell'editoria: «I non vedenti impazziscono per la poesia. Soprattutto Pascoli, Leopardi meno». Negli ospedali il loro nemico sono i telefonini: spesso i pazienti, specialmente quelli giovani, invece di ascoltare tengono gli occhi sul display.

Oggi il programma prevede la visita al Bambino Gesù, per cui nelle loro borse le lettrici hanno portato libricini colorati dai titoli come “Lello il bullo” o “Popotus vita di un ippopotamo”. Nel day hospital di Onco-ematologia trovano, ad esempio, un bambino di 4 anni appassionato alle storie di treni (lui li conosce bene i treni, perché dall'Emilia dove vive ne prende sempre uno per venire qui a curarsi); oppure trovano un altro bambino di 2 anni che prima sta ad ascoltare poi dopo un po' comincia a tirare bacini (è il suo modo di dire “ora basta, grazie, sono stanco” spiega la mamma, lo fa sempre ai medici per chiedere di essere lasciato in pace); o ancora una bellissima bambina bionda che esibisce con orgoglio il braccio destro con il “pic” per far entrere le flebo. Trovano anche una ragazza più grande, sui 12 anni: le leggono Rodari.

Terminato il giro delle stanze, le volontarie si ritrovano sul pianerottolo davanti all'ascensore: «Anche oggi le solite goccine nell'oceano» dice Rita con un po' di amarezza. «Ma l'oceano è fatto di gocce» ribatte Valeria. E Rita conclude: «Allora forza con le gocce».


(Per informazioni sull'associazione e sulla sua attività si può consultare il sito moltevocitantilibri.com, oppure la sua pagina Facebook, oppure scrivere a moltevocitantilibri@gmail.com) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero